» Invia una lettera

Lavoro, quattro quesiti per ricostruire la dignità sociale

referendum
1 Stella2 Stelle3 Stelle4 Stelle5 Stelle
Loading...

3 Giugno 2025

Caro Direttore,

quando la Cgil ha deciso di intraprendere il percorso referendario su quattro quesiti legati alle condizioni materiali e di vita del mondo del lavoro, tutta l’organizzazione era consapevole delle difficoltà che si sarebbero determinate con l’avvicinarsi della scadenza elettorale. Ma in un contesto segnato da una manifesta delegittimazione da parte del governo di centro-destra delle organizzazioni sindacali che non condividono il suo programma, l’assenza di qualsiasi tavolo di concertazione e una profonda divisione strategica con la Cisl, che ha tributato un’ovazione a Giorgia Meloni nell’ultima Assemblea Nazionale, l’opportunità e la necessità di una inversione di tendenza rispetto ai reiterati processi di mercificazione e frantumazione del mondo del lavoro è stata valutata come una scommessa difficile ma non impossibile.

Nel merito i quattro quesiti coinvolgono materialmente milioni di lavoratori e lavoratrici, perché, in ragione di una serie di normative cumulatesi nel tempo che hanno progressivamente destrutturato il diritto del lavoro, essi soni impossibilitati ad esercitare “un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituali della società”, come recita l’articolo 4 della Costituzione, “in quanto è stato leso il primo comma dell’articolo 3, ovvero “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni… di condizioni personali e sociali”.

Pertanto, la finalità di questi quesiti è orientata a rilegittimare quanto è sancito nel secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione : “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione…. all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Infatti, dall’introduzione del Jobs Act di Matteo Renzi del 7 marzo 2015 in un decennio sono ben 3,5 milioni i lavoratori e lavoratrici occupati nelle aziende con più di 15 dipendenti che nel caso di licenziamento illegittimo possono godere solo di un indennizzo monetario, a differenza dei colleghi assunti in precedenza che sulla base dell’articolo 18 ,riformato dal governo Monti nel 2012 , posso optare tra il reintegro del posto di lavoro o l’indennizzo.

Il primo quesito con l’abolizione della legge vigente si pone l’obiettivo della opzione anche del reintegro del lavoratore o della lavoratrice nel caso che il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Per quanto riguarda invece i 3 milioni e 700.000 mila lavoratori e lavoratrici che lavorano nelle imprese con meno di 16 dipendenti, costoro attualmente hanno diritto solo ad una indennità che oscilla sulla base dell’anzianità tra le due e mezza e le sei mensilità nel caso di un licenziamento illegittimo . Il secondo quesito, considerato lo stato di soggezione del lavoratore o della lavoratrice nei confronti del titolare dell’impresa ,intende abrogare questo limite massimo, per aumentare sul piano della deterrenza l’indennizzo anche sulla base dei carichi famigliari e la capacità finanziaria dell’azienda. Al contempo il terzo quesito affronta la condizione dei 2 milioni e 300 lavoratori e lavoratrici assunti con un contratto a tempo determinato , fino ad un massimo di 12 mesi ,senza la specificazione dalla causale.

Al fine di rendere il lavoro più stabile il sopracitato quesito intende ripristinare l’obbligo del ricorso alle causali per il ricorso al tempo determinato. Infine, con il quarto quesito si intende intervenire per abrogare le norme che impediscono nel caso di infortunio nella giungla degli appalti e dei sub-appalti l’estensione della responsabilità in particolare all’imprenditore committente. La questione della sicurezza e della prevenzione è tutti i giorni oggetto della cronaca, poiché sono state 1040 le morti nel 2024 e oltre 500.000 le denunce per infortunio sul lavoro.

Detto ciò, stante la frantumazione intervenuta nella composizione della forza lavoro, è necessario ripristinare una certa sfera dei diritti, perché, come ha sostenuto Luigi Ferrajoli su Il Manifesto dell’ 1 maggio, sono essenziali per rilanciare “quella solidarietà sulla quale si basa la soggettività politica del movimento operaio”. Senonchè l’impresa è tutt’altro che semplice ,in quanto il centro-destra ha scelto la via dell’astensione per sabotare il raggiungimento del quorum, mentre la Presidente del Consiglio, concedendosi l’ennesima caduta di stile, ha sostenuto improvvidamente “Vado a votare, non ritiro la scheda”. D’altronde, per Giorgia Meloni “le imprese devono essere lasciate libere di operare”, per permettere la crescita del paese. Che poi questa libertà d’azione comporti la svalorizzazione del fattore lavoro non è una questione che preoccupa il centro-destra, semmai chiama in causa quelle forze della sinistra che, a partire dal pacchetto Treu del 1997, hanno aperto la strada alla deregolamentazione delle condizioni di accesso e di permanenza nel mercato del lavoro.

Se poi consideriamo che un presunto progressista come Tito Boeri, su La Stampa del 3 maggio , ha sostenuto “che questi referendum sul lavoro sono antistorici”, mentre per Daniela Fumarola , sempre su La Stampa del 5 maggio , “Il referendum è uno strumento sbagliato nel merito e nel metodo”, è evidente come anche gli organi di stampa della borghesia italiana concorrano a svuotare di senso, delegittimandola, questa tornata referendaria. Altresì , se è vero che la macchina organizzativa della Cgil sta dispiegando tutte le sue forze per portare al voto il maggior numero possibile di elettori ed elettrici, non possiamo sottacere come il binomio de-politicizzazione delle masse e de-sindacalizzazione della forza lavoro ,affermatosi per tante ragioni in questo trentennio nel nostro paese sulla scia di un pernicioso individualismo, pesa come un macigno rispetto ad un esito referendario positivo, oltre al perdurante silenzio informativo dei canali televisivi , nonostante i richiami dell’Agcom.

Cordiali saluti

Gian Marco Martignoni
Varese 3- 6- 2025

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.