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Lettera aperta all’Arcivescovo di Milano Mario Delpini

Monsignore Delpini a Bodio Lomnago per la cerimonia di dedicazione dell’altare
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4 Ottobre 2022

Ho letto a sua lettera pastorale KYRIE, ALLELUIA, AMEN, ma mi spiace di non poter usare l’aggettivo interessante. Una lettera che parla della necessità della preghiera, parola citata per quasi 50 volte nelle prime pagine. Che la preghiera per un credente sia una cosa importante é fuori discussione, anche se io credo che sarebbe forse più opportuno parlare di meditazione, cioé dedicare una parte del nostro tempo in solitudine per capire dove stiamo andando. Capisco che poi quello di essere costretti, per una specie di rituale, a scrivere una lettera pastorale ogni anno, quando tutti abbiamo il Vangelo che non siamo ancora riusciti nella storia a mettere in pratica, si rischia di far diventare questo appuntamento un fatto burocratico.
Eppure oggi, tutti noi, credenti e non credenti, siamo confrontati, in un periodo difficile della storia, con emergenze che rischiano di far perdere la fede, di farci prendere dalla paura e chiuderci nei nostri egoismi individuali della indifferenza e della inquietudine: La pandemia non ancora terminata, la guerra in Ucraina, la siccità prolungata, gli incendi devastanti e i cambiamenti climatici, uniti alla crisi sociale, politica (compresa la crisi della Chiesa) che ci accompagnano da decenni in tutta l’Europa e soprattutto la crisi paurosa del prossimo inverno. Dalla sua lettera sembra che possiamo uscire da questa situazione solo con le pratiche con cui sono stati formati i nostri presbiteri che tante volte guardano con sentimenti di nostalgia al Concilio di Trento, senza accorgersi dei cambiamenti avvenuti nell’ultimo secolo, soprattutto nel campo tecnologico e della comunicazione.

Manca per esempio l’invito ad organizzare nelle nostre parrocchie anche adesso l’accoglienza dei rifugiati, sia quelli che scappano dalla Ucraina (dopo i primi mesi di un facile entusiasmo) e sia soprattutto per coloro che continuano a morire nel mare della indifferenza sulle coste della Sicilia, in quel mare diventato un cimitero a cielo aperto, che non fa
più notizia. Manca un appello forte per fare del cristiano un soggetto attivo nel cambiamento climatico per esempio come quello molto banale di invitare tutti i fedeli a dare il buon esempio andando in chiesa alla domenica a
piedi, lasciando a casa la propria auto.

Manca, anche se citata, l’ossessione, il dolore, la disperazione di papa Francesco per fermare la follia della guerra, quasi che oggi a parlare di PACE si rischia di passare per sostenitore di colui che ha scatenato nel cuore dell’Europa questa guerra fratricida, una delle guerre civili più assurde che possono essere capitate all’umanità dove si rischia il baratro
della guerra nucleare.

Manca il coraggio di avviare un progetto di dialogo per tentare almeno qui nella nostra diocesi per far incontrare le popolazioni ucraine e russe nel segno del Vangelo e della capacità di perdonarsi a vicenda per fermare l’odio tra le diverse nazionalità ed etnie. Manca poi, se non completamente assente, la questione centrale della riforma della Chiesa, quella avviata da papa Francesco con una CHIESA SINODALE, quella che dovrebbe accompagnare la Chiesa nel cammino della storia, chiesa aperta a tutti, ai laici, alla donne, capace di accantonare per sempre le discriminazioni subite dalle donne che non possono accedere al sacerdozio, ai presbiteri, rendendo il vicolo del celibato non più obbligatorio, facendo una riforma radicale dei seminari che in questi anni hanno partorito soggetti deboli, dove l’obbedienza al proprio vescovo ha minato la loro stessa vocazione, trasformandoli in funzionari di Dio.

Dire che sono deluso dalla sua lettera pastorale, é dire poco. Da domani quando i poveri, che sono tanti, suoneranno al mio campanello, dirò loro “Pregherò per voi” non so quale potrà essere la loro risposta, chiudendo loro la mia porta, costringendoli ad andare in giro a vendere i loro fiori, ma non solo quello.

Accoglierò comunque il suo invito alla preghiera, pregando per una Chiesa capace di rinnovarsi, di non sentirsi assediata senza assedianti, di liberarsi della sue tradizioni, delle sue nostalgie, delle sue paure e di sostenere con tutta la sua forza le parole di papa Francesco e il Vangelo.

Pregherò anche per la sua missione, certamente difficile, nella speranza che possa pregare per me, questo forse poco umile peccatore che le scrive con tutto l’amore possibile per la nostra Chiesa e tutti i suoi vescovi.

Emilio Vanoni, Induno Olona

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