Perché è stato permesso a un gruppo straniero di distruggere Husqvarna?
24 Aprile 2013
Dal 6 marzo scorso, la proprietà di Husqvarna Motorcycles, è passata dal gruppo BMW a Pierer Industrie AG, a seguito del nulla osta avuto dall’Antitrust Austriaco, concesso senza l’esistenza di nessun piano industriale. Successivamente all’insediamento della nuova dirigenza presso la sede di Biandronno, in meno di un mese la Pierer Industries ha preso la drastica decisione di mettere l’azienda in Cassa Integrazione Straordinaria per Cessazione Parziale di Attività, senza possibilità di reintegro, quindi un anticamera al licenziamento collettivo.
Suddetta Cassa Integrazione è stata richiesta per 212 dipendenti su un totale di 240 perdendo, a nostro avviso, la definizione stessa di parziale.
Tralasciando l’amarezza e la situazione di totale instabilità personale che ci vedremo costretti a fronteggiare a breve, tralasciando il danno che si va a creare anche a parecchie aziende dell’indotto (sempre sul territorio locale), ci omandiamo come sia possibile permettere ad aziende straniere di mettere in atto tali piani “distruttivi”.
Lo Stato Italiano andrà a pagare la Cassa Integrazione per un anno per 212 persone perché BMW ha fallito a livello strategico e perché Pierer Industrie AG non ha nessuna intenzione di investire in un piano di rilancio che coinvolga l’Italia. Questo con la sola intenzione di chiudere le attività esistenti in loco e acquisire un prestigioso marchio italiano.
La domanda che ci poniamo è la seguente: permetteremo sempre alle aziende straniere di violentare la nostra economia solo perché sono in grado sul breve periodo di garantire capitali?
Quando cominceremo a preservare il nostro Paese e la nostra individualità verificando che, effettivamente tutte queste promesse saranno mantenute anche sul lungo periodo?
E chi vigilerà sulla effettiva legittimità di certe azioni commerciali preservando anche i lavoratori effettivamente legati al territorio?
Sappiamo perfettamente che Husqvarna Motorcycles è solamente una piccola goccia in mezzo al mare, ma riteniamo che in tempi come questi il cosidetto Made in Italy sia la chiave per permetterci di ripartire. Vogliamo veramente continuare a permettere ai grandi colossi stranieri di imbavagliarci e di saccheggiare la nostra economia?
Porgiamo distinti saluti
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