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Pressioni per costringere una giovane mamma a lasciare il lavoro

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8 Febbraio 2019

Cara redazione, vi scrivo per dare coraggio a mille altre donne, e soprattutto alle neomamme di far valere i loro diritti, in primis di essere MAMME.
Ho 29 anni e lavoro per una multinazionale situata a Varese. Fino a 1 anno fa, il mio lavoro è stato sempre apprezzato e lodato dai vertici. Eh sì, finché non ho informato la mia azienda di essere in dolce attesa. All’improvviso tutto quello che facevo prima , ha iniziato ad essere incompleto, le mie osservazioni e buoni propositi venivano visti male, magari ero a vedere che il mio stato personale dava fastidio, buttando la scusa agli ormoni etc.
Finalmente sono entrata in maternità e potevo prepararmi all’arrivo della mia bimba.

Ed ecco, quando la bimba ha compiuto 2 mesi, sono iniziate le mille chiamate dalla capogruppo, per intimarmi ad accettare il dimensionamento , perché non sarei più in grado a lavorare 12 ore al giorno, visto che ho appena avuto un figlio. Tutti i miei presentimenti prima della maternità si sono avverati.
Inizialmente volevo accettare la proposta, per garantire il benessere alla mia famiglia, vista la necessità di pagare il mutuo, il finanziamento, la retta e le bollette. E mentre stavo per chiamare in azienda per comunicare la mia decisione, mi sono imbattuta in un post di una mamma, costretta a dare le dimissioni a causa del suo bimbo.
Questa storia mi ha dato tanta forza di combattere e dire no ad una società fortemente maschilista, dove una mamma viene vista come fonte di problemi.
Ovviamente la cosa non è stata ben accettata, e sono partite svariate minacce. Il che mi ha portato a rivolgermi ad un avvocato, visto che il sindacato al quale ero iscritta, mi ha caldamente consigliata di dare le dimissioni perché lavorare in una società che non ti vuole non sarà facile, grazie per il consiglio. Non voglioentrare nei dettagli, per non annoiare nessuno.

Domani devo rientrare, sapendo quello che mi sarà riservato. Ho la mia piccola tra le braccia che sta dormendo beata, gli occhi pieni di lacrime ed il cuore a pezzi. Devo essere forte per lei, perché lei non deve mai pensare che sia stata la causa di tutto quello che sto vivendo.
Mi dispiace di non essermi goduta la maternità in pieno, sottraendo del tempo alla mia bimba, viste le innumerevoli chiamate da parte dell azienda e gli incontri con l’avvocato. La cosa più spiacevole, è che il mio superiore è una donna, una donna che non ha mai provato la gioia di essere MAMMA, il che è un dono.
La mia lettera è per incoraggiare le tantissime neomamme, che stanno vivendo una situazione simile alla mia. Combattete per il vostro diritto, combattete per i vostri figli! Essere mamma non è un reato, essere MAMMA è bellissimo!

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