Quale destino per gli insegnanti di storia dell’arte?
3 Settembre 2014
Riceviamo e pubblichiamo la nuova lettera sul problema dell’insegnamento di Storia dell’Arte nelle scuole superiori. Dopo aver intervistato una docente che ha sollevato la questione, evidenziando i pericoli della riduzione delle ore, ora la questione viene affrontata sotto una prospettiva diversa. I docenti, abilitati a insegnare questa materia, rischiano l’espulsione dal sistema. Nelloa lettera, le due insegnanti fanno appello al dirigente dell’Ufficio scolastico Claudio Merletti
Gentile Provveditore,
siamo due docenti di Storia dell’Arte (classe di concorso A061), precarie da circa quindici anni. Già lo scorso anno, insieme ad altre colleghe, abbiamo avuto un incontro con lei per esporre la nostra tragica situazione che quest’anno, giunti alla apoteosi della riforma Gelmini, ha toccato il fondo.
In tutta la provincia di Varese – una di quelle che ha sempre offerto diverse opportunità di lavoro -, infatti, la disponibilità per l’insegnamento di questa disciplina si è ridotta a pochi spezzoni al punto che probabilmente solo la prima in graduatoria otterrà un contratto a tempo determinato.
Causa principale di questa situazione non è tuttavia solo la riforma Gelmini – che sicuramente ha penalizzato l’insegnamento della Storia dell’Arte in modo davvero insensato per un paese come il nostro – ma soprattutto l’atipicità con la classe di concorso A025. A questo proposito, infatti, pur avendo la riforma destinato all’A061 le ore di Storia dell’Arte nei Licei delle Scienze Umane, Musicali, Linguistici e Coreutici, capita che queste cattedre siano assegnate ai colleghi dell’A025.
Ad aggravare la situazione è anche il fatto che, mentre nella nostra disciplina non si verificano immissioni in ruolo da anni, nella A025 vengono compiute assunzioni a tempo indeterminato con maggiore frequenza. E come se non bastasse hanno pure il privilegio di spostarsi sulla nostra disciplina, cosa non concessa a noi. In questo modo le ore presenti nei Licei citati in precedenza così come in altri istituti, pur essendo sulla carta di competenza dell’A061, nella realtà vengono in alcuni casi assegnate a loro.
Di fronte a una simile realtà ci sembra legittimo ottenere chiarimenti su quelle che sono le intenzioni a livello di scelte dirigenziali sul futuro della classe di concorso A061, ovvero sapere con chiarezza se l’obiettivo è quello di sopprimere definitivamente questa disciplina facendola assorbire dalla A025. Crediamo sia un nostro diritto avere risposte concrete, dal momento che si sta parlando di dare il benservito a docenti che da anni sono al servizio della Pubblica Istruzione e hanno investito parte della loro vita in questo lavoro.
Riteniamo, inoltre, sia corretto informare di ciò anche tutti i futuri laureati in Scienze dei Beni Culturali intenzionati a dedicarsi all’insegnamento della Storia dell’Arte che, non potendo abilitarsi per il loro piano di studi nell’A025, saranno destinati alla disoccupazione a vita! La soluzione, in fondo, sarebbe semplice se solo ci fosse una politica più equa che desse pari opportunità a tutte le classi di concorso e che tutelasse soprattutto quelle che già hanno abbondantemente pagato caro i tagli della riforma Gelmini.
Alessandra Galli, Raffaella Ganna
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