Solidarietà a chi ha dato la vita contro la mafia

22 Maggio 2018
Il 23 maggio del 1992, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la sua scorta, muoiono nel feroce attentato di Capaci. Due mesi dopo il 19 luglio, Paolo Borsellino e i suoi angeli custodi, furono barbaramente fatti saltare in aria. Con queste due atrocità, il paese sembrava essere schiacciato da un destino ineluttabile: il potere della mafia.
Da quel momento ci fu una reazione immediata senza precedenti: manifestazioni a Palermo, le donne fanno sciopero della fame a Piazza Politeama, gli 8 sostituiti procuratori di Palermo danno le dimissioni e alcuni latitanti furono scovati e condannati al carcere duro. Da quell’anno orribile, tanta strada è stata fatta ma oggi l’ Italia non può e non deve dimenticare.
L’ Italia da qualche anno ha capito i suoi errori: non combatte più la mafia con generali senza esercito (Falcone e Borsellino) e con eroi solitari, ma con una risposta diffusa, costante e crescente. Chi lotta ogni giorno contro le mafie non deve sentirsi solo, acquisisce forza e energia raggiungendo l’ invincibilità, se un numero crescente di persone gli è vicino in questa guerra.
Oggi più che mai l’ Italia deve ribadire la sua indignazione e solidarietà a chi ha sacrificato la propria vita contro “il più corrotto dei sistemi”.
Andrea Zirilli
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.