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Storia di ordinaria disoccupazione

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13 Aprile 2016

Eppure non doveva finire così.
Da bambino mi dicevano “studia così troverai lavoro”, e allora ecco una laurea, non senza qualche difficoltà. Poi il ritornello era “trovati un lavoro così ti sistemi”, e voilà, dieci anni nel dorato mondo dell’informazione.
Ecco il risultato.
Da quattordici mesi cerco un impiego. Inutilmente.
Torni dalle vacanze di Natale e ti senti dire “Grazie di tutto, ma la crisi economica ci obbliga a ridurre il personale”. E ti ritrovi a vivere la realtà che hai raccontato per anni. Ora ne sei protagonista.
La trafila la conosciamo tutti: contratti precari, compromessi e promesse, frustrazioni. Una bella croce sul tuo nome e tutte le attese, le speranze diventano finte come le pacche sulle spalle ricevute in questi anni.
Troppo qualificato per alcuni impieghi, troppo poco per altri, ignorato per la maggior parte. Centinaia di curriculum, inascoltati. Neppure le imprese di pulizia rispondono (massimo rispetto per chi può pulire il mondo, almeno da ciò che si vede). E le uniche due risposte avute, due di numero, mi hanno offerto retribuzioni e condizioni degne di una nuova schiavitù.
A 40 anni un uomo si chiede dove ha sbagliato, e lo trovo a prescindere un pensiero razionale. Così come lo è credere che la famigerata crisi sia stata manna dal cielo per chi se ne infischia delle persone ed insegue ottusamente altre vie, forse il profitto, il potere, forse semplicemente la propria impalpabile coscienza.
E allora mi tornano alla mente le parole di centinaia di lavoratori ascoltati in questi anni, solo ora capisco le loro paure.
Figli noi tutti di un sistema che mortifica il lavoro e le capacità personali.
Anch’io come loro attore di una storia di ordinaria disoccupazione

Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da lela_meg

    concordo in pieno. purtroppo il mercato del lavoro ormai non guarda più alla professionalità, capacità ed esperienza ma solo al profitto.
    cosi ci stiamo impoverendo culturalmente, chi ha lavoro fa solo il minimo indispensabile tanto non cambia nulla se fai di più, si rimane demotivati.
    il risultato è che le aziende si impoveriscono, perché quello che fa grande un’azienda sono le persone non solo i capitali.

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