Ivan Basso: «La bicicletta è il mio gioco preferito»
Il campione della Discovery Channel ha incontrato gli alunni delle scuole elementari e medie di Cassano Magnago: tante le domande e altrettante le risposte
Una folla chiassosa e festante di alunni (oltre 500) delle scuole elementari e medie dell’Istituto comprensivo di Cassano Magnago ha accolto questa mattina, 13 dicembre, Ivan Basso, il campione di ciclismo che proprio a Cassano ha dato le prime pedalate. I bambini e i ragazzi hanno manifestato grande affetto a Ivan, accogliendolo tra cori e urla. Lui, il campione che ha appena cambiato maglia, approdando alla Discovery Channel, ha risposto alla selva di domande dei giovani cassanesi, dimostrandosi ancora una volta campione anche di disponibilità.
Basso è stato accompagnato dal primo cittadino di Cassano Magnago, Aldo Morniroli, dall’assessore allo sport Nicola Poliseno e dal dirigente scolastico Mario Zaffanella, che ha fatto gli onori di casa. Ivan sui banchi delle elementari Fermi e delle medie Maino ci ha passato i suoi primi anni scolastici: «Non ero uno studente modello, lo ammetto – dice scherzoso -, non imitatemi». E a confermare la poca predisposizione allo studio del campione delle due ruote c’è anche la testimonianza di Marina Mason, insegnante di Ivan ai tempi della scuola: «Era impegnato nelle corse fin da piccolo – spiega -, non aveva molto tempo per lo studio. Era vivace, ma educato: non mi ha mai dato problemi».
Ivan ha risposto a tutte le domande dei ragazzi, che si sono dimostrati intelligenti e preparati, facendo domande interessanti e curiose: «La passione per la bicicletta ce l’ho da sempre, da quando avevo 4 anni. La prima gara seria l’ho fatta proprio a Cassano, a 7 anni: il ciclismo era ed è il mio gioco preferito, poi con il tempo è diventato prima uno sport e poi la mia professione. La prima gara tra i professionisti l’ho fatta nel 1998, al Gran Premio Industria e Commercio di Prato: i primi anni sono stati durissimi, ma la passione e l’allenamento mi hanno aiutato a superare i momenti difficili. La fatica e il sudore sono compagni di viaggio con i quali convivere: all’inizio prima delle gare ero teso ed emozionato, poi ho guadagnato sicurezza e forza grazie ai risultati».
La famiglia, come per tutti i grandi, è stata fondamentale per la nascita e la crescita del campione Basso. A ricordare alcuni momenti della genesi sportiva di Ivan, ci ha pensato Maria Rosa Panizza, vedova di Vladimiro (Miro), campione a cavallo degli Anni Settanta e Ottanta: «Ricordo suo papà in lacrime dopo che mio marito perse il podio per un soffio ai Mondiali di Sallanches nel 1980: Ivan aveva 3 anni, allora capii che sarebbe diventato un campione. Vladimiro lo ha seguito nei primi anni di carriera, lo sgridava perché secondo lui ha cominciato troppo presto a correre. Per me è stata una grande emozione vedere Ivan con le braccia al cielo sul Bondone, cima dove hanno vinto solo i grandi, tra i quali mio marito». Ivan incassa e rilancia: «È senza dubbio anche "colpa" di Maria Rosa e Vladimiro Panizza se ho cominciato a correre – commenta -. La vittoria al Giro d’Italia è stata per me la più bella, un sogno che si è realizzato: nel 90/91 ero con Milo Panizza al Giro e vidi Indurain, un mito per me, in “maglia rosa”. Volevo arrivare dove è arrivato lui e ci sono riuscito».
Basso non vuole commentare polemiche e voci: «Sono stati mesi duri per me, dopo la bufera riparto con una nuova squadra forte e competitiva, che ha vinto tutto. Ho incontrato Lance Armstrong in Texas nella settimana di ritiro che ci è servita per conoscere il team e i corridori che faranno Giro d’Italia e Tour de France: abbiamo lo stesso obiettivo, vincere. I ragazzi delle scuole oggi mi hanno dimostrato di essere tifosi puri, con il loro aiuto so di poter tornare ad essere ancora più forte e tosto del passato. Ci vedremo l’anno prossimo, spero per festeggiare altre vittorie».
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