Minori violenti e allarme sociale: il sistema che puntava alla prevenzione si sta sgretolando
In sala Montanari a Varese il direttore della Neuropsichiatria infantile ha radunato giudici, avvocati e operatori per fare il punto sul fenomeno della delinquenza minorile, un settore dove il legislatore è intervenuto in senso punitivo
Servizi in difficoltà, il legislatore che scompagina e un contesto socio culturale carente. Il sistema di presa in carico e accompagnamento dei minori difficili segna il passo. Gli episodi di violenza o delinquenza, che vedono protagonisti gli adolescenti, fanno sempre più scalpore. Ma è la fotografia di un contesto nuovo, influenzato da un’opinione pubblica incalzante che spesso indirizza decisioni assunte, poi, sull’onda dell’emotività.
Se ne è parlato questa mattina a Varese, in Sala Montanari dove il professor Cristiano Termine, direttore della neuropsichiatria infantile dell’Asst Sette Laghi, ha riunito attorno a un tavolo operatori, avvocati, giudici, consulenti per inquadrare la realtà che il Presidente Sergio Mattarella, nel suo discorso di apertura dell’anno scolastico, ha definito “emergenza nazionale” ma che il professor Termine chiama allarme: « È un allarme che sentiamo ormai da tempo. Sempre di più ci capita di essere ingaggiati come neuropsichiatri infantili anche su situazioni che hanno una matrice di tipo chiaramente ambientale e sociale. I nostri ragazzi, sofferenti per tanti motivi, esprimono, soprattutto in adolescenza che è un periodo di regolazione difficile delle emozioni. Questo chiaramente diventa un un allarme».
La fase dell’adolescenza si protrae fino ai 25 anni
Il problema, se scaviamo, non sono tanto i giovani che, proprio nell’età adolescenziale, manifestano una tendenza all’emotività, all’irrazionalità, all’irruenza per un fattore anche di sviluppo cerebrale. Spesso le ragioni del malessere vanno ricercate in un contesto più generale: « Già Shakespeare descriveva l’adolescenza come età complessa. Il fatto è che, oggi, questa fase si è allungata – ha ricordato il direttore della neuropsichiatria al Del Ponte – comincia prima, il menarca nella bambine è anticipato in media di 4 anni, e finisce decisamente dopo, attorno ai 25 anni. I genitori devono gestire una fase turbolenta molto lunga, con agìti anche violenti.
Ci sono, poi, i minori non accompagnati: i loro atti di violenza finiscono spesso nelle maglie della giustizia e di un modello repressivo che ignora un vissuto molto traumatico ancora da metabolizzare.
Davanti a una complessità crescente, spesso chiamano in causa i servizi sanitari come ultima risorsa, ma non sempre si tratta di patologie psichiatriche ».
Minato il sistema di giustizia minorile che mira al benessere psicofisico
La rete si sta sgretolando anche sotto le novità del legislatore che, prima con la Riforma, poi con il Decreto Caivano e il decreto legge entrato in vigore nell’estate scorsa, ha minato il modello di presa in carico costruito sul benessere dei minori per accoglierli, comprenderli e accompagnarli nel percorso grazie a un pacchetto di strumenti di prevenzione: « Oggi assistiamo a un profondo cambiamento – commenta il dottor Bianchetti Raffaele docente universitario presso università di Ferrara, giudice onorario al tribunale per i minorenni di Milano – Stanno cambiando i fenomeni che colpiscono l’opinione pubblica. Non si può parlare di aumento di violenze: le oscillazioni sui numeri ci sono sempre state ma sta cambiando la qualità. La novità più rilevante è l’irrigidimento del sistema sanzionatorio e dell’applicazione di misure cautelari nei confronti degli autori di certi tipi di reato. Un tempo, alla notizia di reato si apriva una fase istruttoria per comprendere la figura del minore che delinque. tante figure collaboravano per tracciare il quadro: medici psichiatri, psicologi sociologi e pedagogisti, criminologi.
Oggi, la normativa rinvia questo approfondimento alla fase successiva al processo: dilatando i tempi con il rischio di perdere ogni occasione di recupero. L’indagine che il vecchio modello proponeva era finalizzata a comprendere i motivi, la personalità, il vissuto del minore, tutte informazioni determinanti nel valutare il suo percorso di espiazione e di recupero. Oggi si va verso l’applicazione di misure cautelari cioè la mera punizione dei colpevoli».
Che sia un mondo difficile, dove muoversi nelle maglie della legge e delle norme di emergenza ed eccezionalità comporta una continua flessibilità e scarsa programmazione, è emerso anche dal vivace battibecco che ha visto protagonisti la vice prefetto di Varese dottoressa Geltrude Corsaro e l’avvocato Alessandro Indelicato della Cooperativa il Sorriso di Castronno che accoglie minori accusati di reati.
Le parole della vicaria del Prefetto, che ha elencato gli sforzi messi in atto per la prevenzione della delinquenza minorile, dell’accoglienza dei minori non accompagnati , ha visto la critica di chi lavora in una comunità a cui, in passato, sono stati chiesti sacrifici e flessibilità continui per arginare e contenere le crescenti emergenze, con modalità che hanno permesso lo sviluppo di situazioni di sfruttamento denunciate anche pubblicamente. Una questione che la rappresentante della Prefettura ha negato fermamente.
I minori di oggi non sono più aggressivi ma più immaturi
Al di là delle regole complicate e dei paletti sempre più repressivi che si stanno mettendo, chi lavora accanto ai minori vede non una crescente aggressività ma immaturità: «Dal nostro punto di osservazione – ha spiegato D.ssa De Martino coordinatrice della Comunità Il Sorriso di Castronno – è aumentata l’incapacità di rimanere all’interno di un quadro normativo definito dagli adulti. Ci sono, certamente, delle particolarità, casi di comportamenti violenti, ma si osservano che sono sostanzialmente legati a problemi di tossicodipendenza o di psicopatologia più conclamate. In quesi casi vanno considerati i bisogni specifici del minore e la tipologia di comunità educativa come un fattore davvero predittivo dell’esito dell’intervento».
La scuola unico baluardo per l’integrazione
Per il professor Termine l’unico argine a difesa dei minori e degli adolescenti è la scuola: « Solo in un ambiente accogliente che permette di stare a proprio agio si possono superare gli ostacoli e appianare le divergeze creando vera integrazione».
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