Marco Gonnelli è un senese doc, della contrada dell’Istrice. Come quasi tutti i senesi è cresciuto con la cultura del cavallo nel sangue. Insomma i barberi, come loro chiamano i cavalli che affrontano il verdetto del campo, li conosce bene e li ama. Ha solo 37 anni ed è un allenatore stimato e apprezzato nel mondo del galoppo. Allena i cavalli della Scuderia Olona, in tutto circa sessanta tra Varese e Pisa.
Che cosa pensa un allenatore di quello che sta succedendo nel mondo dell’ippica. Questo scandalo rischia di coinvolgere tutto il sistema? «Innanzitutto bisogna fare una distinzione. Su circa 400 allenatori di galoppo in tutta Italia solo 8 sono stati quelli coinvolti nell’inchiesta sul doping. Quindi vuol dire che la maggioranza è esclusa da quell’indagine. Il discorso semmai, anche se ristretto, è grave perché qui al palo ci sono molti soldi»
Quelli degli scommettitori o anche altri? «Anche altri. Vede, vincere molto nell’ippica significa tante cose e non solo il premio in danaro: visibilità, sovvenzioni, monte all’estero, prestigio della propria scuderia. Quindi un indotto economico di notevoli dimensioni».
Lei ha mai sentito parlare di sostanze come il dhea, il bentelan e quelle indicate nell’inchiesta dei Nas? «Sono sostanze conosciute nell’ambiente, costosissime e reperibili sul mercato estero. Perlopiù si tratta di anabolizzanti che gonfiano la muscolatura al punto che non riconosci più i cavalli, oppure medicinali che attenuano notevolmente la fatica e che migliorano le prestazioni in gara, ma che distruggono l’animale. Sono sostanze difficili da individuare anche ai controlli antidoping, che pure vengono fatti, perché vengono metabolizzate velocemente dal cavallo e bruciate con la prestazione».
Certe prestazioni si possono ottenere con i metodi di allenamento tradizionali , puliti e senza sostanze di mezzo? «Certo. È quello che fa la maggioranza degli allenatori di galoppo, che non fanno notizia. Questo è il vero nodo nevralgico, perché il cavallo va allenato e accudito con costanza e se vuoi dei risultati devi ragionare nel lungo periodo, devi impiegare uomini e mezzi, ma soprattutto devi rispettare l’animale. Per diventare grandi allenatori ci vuole il suo tempo. L’utilizzo delle sostanze ti permette invece di abbattere certi costi di personale e di accorciare i tempi di preparazione per la gara. Sempre i soldi di mezzo».
Che cosa si aspetta da questa inchiesta? «È una domanda da rivolgere a tutti gli sportivi. Il ciclismo ha fatto da apripista. Io mi aspetto molto: chiarezza, pulizia, onestà e rispetto per gli animali. Mi aspetto il ridimensionamento di certi fenomeni nell’ippica e il ritorno ad una competizione equa, dove il lavoro fatto abbia un senso e un riconoscimento. All’estero chi si macchia di certi reati finisce dritto in galera. Ricordo un famoso allenatore francese, che allenava nientemeno che i cavalli dell’Agha kan. Appena venne pizzicato sulla faccenda del doping gli tolsero subito i cavalli. Chi ama e chi lavora con questi animali non puo’ accettare simili mezzi nemmeno in nome della gloria».
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