King Arthur
Il film della settimana
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Titolo originale: |
King Arthur |
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Regia: |
Antoine Fuqua |
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Interpreti: |
Clive Owen, Stephene Dillane, Keira Knightley, Ivano Morescotti |
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Fotografia: |
Slawomir Idziak |
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Sceneggiatura: |
David Franzoni, John Lee Hancock |
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Musica: |
Hans Zimmer |
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Produzione: |
Usa/Irlanda, 2004 |
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Durata: |
130’ |
Re Artù è un capitano romano del V° secolo e i suoi cavalieri sono britanni costretti fin da piccoli a combattere per Roma. Ma proprio quando i cavalieri possono essere lasciati liberi, Roma decide di arretrare i propri confini e, in cambio della libertà, ordina ai cavalieri di salvare una famiglia Romana dall’altra parte dell’isola. Ad aggravare la missione vi è l’avanzata dei temibili Sassoni che distruggono tutto ciò che trovano.
King Arthur viene spacciato come la vera storia di Re Artù e dei suoi cavalieri ed anche poche righe all’inizio del film dicono che recenti scoperte archeologiche avvallerebbero questa ipotesi. Ma quelle righe, a visione del film avvenuta, risuonano un come un "scusate se abbiamo distrutto ed eliminato la leggenda, ma volevamo fare un altro film con nomi che attirassero le gente al cinema". Effettivamente di Re Artù e dei suoi cavalieri è rimasta solo una scarna tavola rotonda (che tra l’altro ben figura all’inizio del film) e nulla di più. Ginevra diventa una britanna tanto combattiva da sembrare una Valchiria, l’aurea di leggenda non esiste più, la storia d’amore a tre (Artù, Ginevra e soprattutto Lancillotto) viene liquidata con uno sguardo, la spada nella roccia un ridicolo, quanto inutile, flashback.
Questa nuova versione di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda delude purtroppo tutte le aspettative e si assesta semplicemente tra le svariate produzioni da blockbuster del produttore "navigato" Bruckhaimer (Armageddon, Pearl Harbour, e l’unico degno di nota Black Hawk Down di Ridley Scott). Delude anche il regista Antoine Fuqua, che aveva diretto due anni fa un sorprendente Danzel Washington in Training Day. Il resto è una fila di citazioni, da Aleksandr Nevskij di Eisentestein (la battaglia sul ghiaccio) a Braveheart di Mel Gibson (ma non c’è paragone né nelle battaglie, né nell’epica dei discorsi). Uniche note positive sono il perfido vescovo interpretato da un bravo Ivano Morescotti e soprattutto i paesaggi dove è stato girato il film, una sempre incantevole Irlanda.
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