Una sberla sonora
Il voto di ieri e di oggi non ha punito chi governa. E non è stato affatto un voto di protesta. Oltre metà delle amministrazioni sono uscite confermate. La sensazione che si respirava in questi giorni era come di un paese in apnea, sospeso tra la paura di affogare e il desiderio di risalire e riprendere fiato. È anche per questo che l’euforia del centro sinistra è un po’ sotto tono. Niente a che vedere con quanto successo trent’anni fa quando per la prima volta ci fu la grande avanzata delle sinistre. Che si voglia o no il paese è impaurito, affranto, diviso. A qualcuno fa molto comodo spaccare la coesione sociale e voler far credere che non esista più una comunità di cittadini, perché questi sono a rischio di pochi e agguerriti comunisti sempre pronti a portar terrore e miseria. Siamo così arrivati al voto in un clima di tensione artificiale, voluta proprio per esasperare gli animi e far sentire la responsabilità delle scelte. E gli elettori hanno scelto. Hanno premiato quanti diffondevano messaggi di cambiamento e non facili promesse fasulle. Hanno scelto di dare una svolta anche ai retaggi di bigottismo e così un personaggio come Nichi Vendola potrà governare e dimostrare che si possono assumere responsabilità senza per questo rinunciare al proprio essere “diverso”.
Gli elettori non hanno avuto bisogno di far sentire al propria protesta con un voto pericoloso. L’estrema destra che tanto spazio mediatico si era conquistata con la querelle delle firme non è andata oltre a una manciata di voti, mai determinanti per far vincere l’uno o l’altro.
Ora gli undici, dodici, con quello che vincerà in Basilicata, presidenti del centrosinistra dovranno dimostrare che non sono lì per gestire una lunga campagna elettorale da qui al 2006, ma per governare. In tante regioni lo dimostrano da anni.
In Lombardia non è andata così. O meglio i lombardi hanno ribadito il consenso a chi li governa da dieci anni. Una vittoria personale di Roberto Formigoni più che dei partiti che lo appoggiano. Il Presidente deve molto alla Lega. Tutte le chiacchiere che sostenevano che i mal di pancia leghisti si sarebbero evidenziati in un voto bizzarro sono stati smentiti sonoramente. L’elettorato leghista è tra i più emotivi ed ideologici al tempo stesso. Basta analizzare il voto in quelle città come Somma e Samarate. I voti nei due scrutini si distanziano di poco, segno della volontà di dare un’indicazione precisa di fedeltà di governo.
Il crollo del centrodestra è stato arginato solo dal buon risultato del Carroccio. Nella provincia che assomiglia sempre più alla Baviera rifioriscono i Verdi e appassiscono le speranze di sfondare di Udc e An. Quanto a Forza Italia sarà difficile credere che potrà tanto alzare la voce come dopo il voto europeo. E questo per Varese e provincia non necessariamente sarà un bene.
Il centrosinistra centra due traguardi storici. La sua compagine più forte, l’Ulivo diventa la prima forza sia della provincia che della città capoluogo. Un fatto storico, ma che per diventare maggioranza richiede ancora un cammino lungo. Passata la sbornia elettorale che ci ha fatto assistere a livelli di propaganda mai visti prima, si spera nella ripresa dei lavori. C’è molto da fare e non si potrà certo restare in apnea ancora per un anno. Vale la pena respirare bene e in modo profondo ora e iniziare a ragionare sulle cose importanti da proporre per un cambiamento positivo di tutto il paese. Un augurio al drappello di consiglieri del nostro territorio. A loro l’impegno di rappresentare tutti i cittadini del Varesotto.
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