La Bticino è famosa quanto la Coca Cola
Il sindaco Attilio Fontana è andato in visita all’azienda di viale Borri. Una nuova collaborazione per aiutare a rilanciare la Città Giardino
Fiat lux. La Bticino spalanca i cancelli di viale Borri al sindaco Attilio Fontana, in nome di un nuovo patto tra città e azienda, senza nemmeno fargli suonare il citofono. Una stretta di mano e la consegna del simbolo dell’azienda – una piccola opera d’arte che rappresenta due persone che lavorano insieme per il futuro – mettono il sigillo all’incontro.
Nella sala Matix non ci sono i corazzieri, ma il sindaco sfila tra due file di pannelli carichi di interruttori a tecnologia avanzata, compreso la vezzosa linea ”Axolute” che ha tra le sue perle un interruttore elettrico con la cassa rivestita in pelle. (nella foto, da sinistra: Bruno Pavesi e Attilio Fontana)
Al consigliere delegato Bruno Pavesi il compito di presentare il gruppo. La Bticino (Gruppo Legrand, quotato in borsa a Parigi)
è presente in 60 Paesi ed è leader nel mercato degli interruttori elettrici in Centro e Sud America e in Egitto. Il suo nome è un marchio affermato quasi come la Coca Cola. L’80 per cento degli italiani, infatti, lo cita e lo conosce quasi spontaneamente.
I numeri di Bticino sono di eccellenza assoluta: 700 milioni di euro di fatturato, 2724 dipendenti a tempo indeterminato, 7 stabilimenti in Italia, di cui tre nella nostra provincia, 63 milioni di interruttori civili prodotti in un anno, 400 progettisti che lavorano per sviluppare nuovi prodotti, 50 neolaureati assunti ogni anno e il 5 per cento del fatturato investito in ricerca e sviluppo. «Questo è il segreto vincente di questa storica e gloriosa azienda varesina. – ha detto Attilio Fontana – . La Bticino è leader perché investe in ricerca e innovazione, a differenza di molti altri. E forse sarebbe il caso che centri di ricerca, come il Ccr di Ispra, languissero meno e facessero da traino per il territorio con iniziative e una maggiore presenza. Alla BTicino chiedo di collaborare per rilanciare la città. Il compito di un’istituzione pubblica non è solo asfaltare strade, ma aiutare a mettere in rete le realtà presenti».
In genere gli incontri tra industria privata e i politici nascondono sempre, per lo meno nelle intenzioni, uno scambio. La Bticino è l’eccezione che conferma la regola: «Noi non vogliamo chieder nulla al sindaco – dice Pavesi – ad un uomo del genere, con la sua esperienza e la sua importanza, posso dire che è al posto giusto».
(foto: il direttore di produzione Alfredo Maiocchi mostra ad Attilio Fontana le fasi di lavorazione degli interruttori)
Alla BTicino non fa paura la Cina che anzi rappresenta un segmento di mercato interessante, soprattutto per i prodotti di lusso, molto richiesti dai nuovi ricchi: «La Cina per noi è un mercato di sbocco – continua Pavesi – la nostra difficoltà è trovare il canale distributivo giusto. In alcuni casi ci siamo affidati a produttori cinesi che garantivano i nostri standard di qualità e abbiamo iniziato a fare acquisizioni di industrie cinesi, perché il miglior modo per conoscere il mercato è guardarlo dal di dentro».
Gli Stati Uniti rimangono l’unico “tabù” per l’azienda di Viale Borri: «Operano un protezionismo di fatto – conclude Pavesi- perché hanno standard tecnici diversi. Ma i nostri investimenti guardano anche in quella direzione».
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