Lo scandalo dell’aranciata

Dove si imbocca una curva, si annuncia il bollettino medico della sinistra e si scopre che un po’ di ragione ce l’avevamo

Un anno fa di questi tempi non avevamo ancora cominciato a parlare dello scandalo Fiorani-BPI. A ruota è seguito l’affare Consorte, poi il Laziogate. Il tempo di rifiatare ed eccoci alle prese con Calciopoli, con gli intrallazzi delle cliniche private in Puglia e soprattutto con quella prateria maleodorante che solo ora la magistratura di Potenza ha cominciato a esplorare e che da sola contiene una decina di sconci. Ora, in questo panorama c’è stato ancora chi, in questi giorni ha provato a vedere tutto questo sotto il consueto profilo, e cioè che in Italia il problema sono le intercettazioni telefoniche e la magistratura che difende un minimo di rispetto per la legge. Problema che, come ha fatto notare Massimo Gramellini sulla Stampa, nella graduatoria delle emergenze italiane si colloca tra l’ottantesimo e il novantesimo posto. Si riuscirà almeno stavolta a non far finire tutto in burletta come accaduto con Mani Pulite?

QUESTO HA SVOLTATO – La caserma Garibaldi? “La acquisteremo solo se sapremo davvero come usarla”. Il nuovo carcere? “Non so se i fondi siano ancora disposizione. Vedremo”. L’albergo a Villa Ponti? “Il no pronunciato dalla Sovrintendenza mi sembra esplicito”. Brani tratti dall’intervista rilasciata dal neosindaco di Varese Attilio Fontana al quotidiano “La Provincia”. Come dire: tre capisaldi della precedente amministrazione vengono accantonati, si ricomincia da altri progetti. Giusto o sbagliato, è un segnale di discontinuità notevole rispetto al passato, segno che qualcosa, nell’alveo della politica cittadina è cambiato. Messa così l’impressione è che questa giunta segua per ora una tattica alla Nereo Rocco: primo, non prenderle. Resta da vedere come verrà riempito il vuoto rimasto. Difficile pensare che un’amministrazione come Varese, nei prossimi cinque anni, possa campare solo sull’organizzazione dei Mondiali di ciclismo, ma se si vuole prendere qualche questione di petto, davvero c’è solo l’imbarazzo della scelta.

QUALCUNO FACCIA QUALCOSA – Lo stato confusionale che attanaglia il centrosinistra dopo la batosta delle amministrative sembra aver lasciato segni peggiori del previsto. Prova ne sia, nel suo piccolo, la cronaca dell’insediamento a Varese del consiglio di zona numero 5: mentre il centrodestra votava compatto per la sua presidente, l’opposizione si incartava in una serie di votazioni cervellotiche per cui quello della Margherita pigliava i voti dei Ds mentre quelli della Margherita annullavano la scheda e quello dei Ds rimaneva al palo. Non abbiamo capito il significato di tutto ciò, per il semplice motivo che non abbiamo nemmeno provato a capirlo; qualunque esso sia, non ha il minimo nesso con la realtà e ciò che emerge è solo la perdita di senso di quello che un’opposizione dovrebbe fare. Poi non lamentiamoci se la Casa della Libertà fa man bassa di tutto.

MI MANDA LUBRANO – Quanto costa sedersi a un tavolino di piazza Monte Grappa e bere un’aranciata? Al qui presente sono stati fatti pagare – scontrino canta- 5 euro e 50 centesimi, 11 mila lire del vecchio conio così ci capiamo meglio. Non si tratta di una cifra elevata, si tratta semplicemente di una presa per il culo del cliente; che d’ora in avanti si guarderà bene dal mettere piede in quel bar. Ora, come premessa ad ogni discorso su Varese città turistica, sulla mancanza di parcheggi in centro, sull’animazione serale, sulle tasse per i tavolini e sull’evasione fiscale, su qualunque discorso riguardi l’universo mondo, voglio che le associazioni interessate mi diano una spiegazione decente a quei 5 euro e mezzo. Ma deve essere particolarmente convincente, avverto.

DI GIA’? – In campagna elettorale avevamo previsto che l’abolizione dell’Ici sarebbe stata una panzana buona solo per catturare voti, che qualunque sindaco l’avesse attuata si sarebbe poi trovato alle prese con voragini di bilancio. Pare che gli eventi ci stiano dando ragione anche prima del previsto: a Cassano Magnago vorrebbero impugnare le forbici e togliere la tassazione sulla casa, ma a quanto pare si vedrebbero costretti a inasprire l’addizionale Irpef per non dover chiudere bottega. Come volevasi dimostrare, insomma. Viene da pensare a quante parole si sono sprecate,da Nord a Sud, solo poche settimane fa, attorno a tale questione. Ma cosa abbiamo fatto di male per meritarci di essere presi in giro così?

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Pubblicato il 24 Giugno 2006
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