Il Sole delle alpi e la carta igienica dei cervi
Occorrerà farsene una ragione. Ci sono momenti e temi che funzionano come micce per l’esplosivo. Una lettera, non certo innocente e con una buona dose provocatoria ha sollevato un bel putiferio. Il giovane padano con le sue affermazioni si sta tirando dietro una montagna di critiche.
Il nostro compito è informare e raccontare fatti e storie che meritano di esser conosciuti da quanti più cittadini possibili. Da qui la volontà di pubblicare tutte le lettere che ogni lettore ci fa avere. Questo sempre, ancor di più se fa parte di argomenti condivisi da tanti.
Quello che colpisce però sono i toni accesi che si sono scatenati. Le manifestazioni di gioia, di tanti varesini e non, sono belle anche se contengono degli elementi critici. In entrambi i dopo partita non ci sono stati incidenti per un soffio. C’è una tale carica di energia che sembra quasi che questa venga repressa per farne sfogo in simili occasioni. E questo inquieta un po’, non tanto per ragioni psicologiche, quanto proprio perché può provocare incidenti. A questo si uniscono certamente simbologie che poco hanno a che vedere con la gioia sportiva. E ci riferiamo alle bandiere con i Savoia o a quelle della repubblica sociale. Spesso trascinate o sventolate da ragazzini che magari non sanno neppure cosa successe a Salò. Tutto questo può impensierire, preoccupare, ma è quello che contiene una città. Sono troppo poche le occasioni per far esplodere quella carica di energia e allora i gol di quegli undici in mutande hanno anche un potere maggiore di esser delizia degli sportivi.
La puzza sotto il naso di chi vorrebbe tutto ordinato e composto è normale che infastidisca. Forse però è anche eccessivo ideologicizzare da subito le manifestazioni di dissenso.
Ma il nostro è un paese fatto anche così. Su grandi temi, grande silenzio. Poi basta zozzare un’aiuola con sole delle alpi, o coprire di carta igienica un cervo di una rotonda che arrivano centinaia di riflessioni e commenti.
Quanto alla Svizzera e alla Germania. La prima è qui a due passi, e chi invoca di andarci conosce la strada e scelga quindi cosa fare. Ricordando però che occorre coerenza perché di proclami si inizia ad esser tutti stufi. Sulla seconda, con buona pace del nostro giovane, proponiamo di restare grandi amici, ma per una volta ancora di dare grandi dispiaceri. Almeno martedì sera.
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