Starci dentro
“Nessuno può chiamarsi fuori: tutti dobbiamo vigilare per impedire che i nostri ragazzi si rovinino”.
Non è una frase di un libro di un sociologo o una massima di qualche educatore. Sono i carabinieri di Varese che chiudono così un loro comunicato stampa dopo la denuncia di un quindicenne per spaccio di “erba”.
Gli adolescenti continuano a far parlare di loro, ma gli adulti sembrano preoccuparsene solo per gli effetti di alcuni loro comportamenti. Quasi che questa età di frontiera fosse un fastidioso problema.
Stavolta torna in scena una sostanza proibita, ma che tanto attira i ragazzini. L’Asl con un buon progetto monitora il fenomeno e il dato che emerge deve far pensare. Almeno metà degli adolescenti ha provato a fumare cannabis. Molti fanno uso di alcol, qualcuno di altre sostanze stupefacenti di vario genere.
Quella è un’età in cui i ragazzi sperimentano, trasgrediscono, provano sentieri che affermino la loro identità. Scoprono e vivono le prime esperienze sessuali. Tutto questo non si può fermare o far diventare una questione di ordine pubblico. La posizione delle forze dell’ordine è importante, ma non servirebbe a niente un atteggiamento meramente corcitivo, sanzionatorio, repressivo che fa leva su un comportamento che per molti dei giovani non risponde a colpe, ma a voglia di crescere.
L’atteggiamento degli adulti è importante perché questa fase della vita sia davvero il passaggio verso una maturità.
Se ad agire è solo una protagonista chiamata paura non si faranno grandi passi avanti. Occorre “starci dentro” con un atteggiamento non di complicità che, oltre che inutile, rischia di non esser compreso dai ragazzi se non come un via libera a ogni desiderio. Occorre una grande attenzione, una capacità di ascolto, .
Per far questo però occorre esser presenti e valorizzare il lavoro di ogni soggetto, dal genitore, agli educatori, fino alle forze dell’ordine.
Quanto alla scuola, chiamata in causa troppo spesso solo per esperienze negative, molto si può fare. E in questo si che occorre la “complicità” di tutti gli adulti. Ognuno assumendosene le responsabilità senza pensare di delegare ad altri il proprio ruolo.
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