Silvano Bussetti: “Il turismo salverà Como”
Conosciamo un altro candidato alla presidenza della provincia comasca, il rappresentante di Fiamma Tricolore
Dopo aver conosciuto Daniele Galimberti, oggi parliamo con un altro candidato alla presidenza della Provincia di Como. Anche in questo caso parliamo di un candidato che corre con una sola lista, Silvano Bussetti, della Fiamma.
Nato a Como il 14 maggio 1945, Bussetti, possiede uno studio di stile, moda e design per tessuti, lavorando quindi in uno dei settori tradizionali (e in maggiori difficoltà) della sua provincia. Attualmente è anche presidente di Como Crea, oltre che membro della Fondazione Setificio. Libero di stato, ha tre figli maschi, tutti di opinione politiche differenti: "In casa, praticamente, ho tutto l’arco costituzionale", scherza. La sua opinione politica, comunque, è chiara: Bussetti è il maggior rappresentante della Fiamma in provincia. Si iscrisse all’MSI all’età di 16 anni, e lì rimase fino al periodo del congresso di Fiuggi. Dopo il congresso, il suo cuore politico ha seguito le scelte di Rauti, e quindi la Fiamma Tricolore. Candidato sindaco tre volte, è arrivato ad ottenere anche il 2,3% dei voti, un buon risultato per il suo partito.
Silvano Bussetti, se dovesse dare un giudizio sull’amministrazione attuale, cosa troverebbe di buono e di cattivo? «Attualmente sto puntando tutto il mio programma sul turismo, perché qui a Como in molti hanno perso lavoro a causa della crisi industriale. Questa provincia non ha grandi possibilità di invertire la rotta industriale, e per questo è opportuno concentrarsi sul turismo. Mi aspettavo di più in questo settore dall’amministrazione attuale. Si sono realizzate due o tre mostre di impatto, credendo però che bastasse solo questo. Qui di creatività ce n’è stata poca. Le strade di accesso alla città non sono mai state sistemate, le comunità montane non sono state valorizzate. Eppure di opportunità ci sono, basti vedere l’amore dei tedeschi per il nostro lago».
Cosa non funziona? Perchè non si riescono a dare risposte concrete alle esigenze turistiche? «Manca il lavorare realmente insieme. Il sistema dei partiti sta soffocando la vita della provincia, tutti pensano solo a spartirsi le poltrone e non ai problemi reali».
Quindi il suo programma si incentra sul turismo? «Sì, credo sia questa la strada da seguire per ridare vitalità ad una provincia come Como, che sembra sempre meno viva e autorevole».
Quali sarebbero i provvedimenti urgenti su cui lavorerebbe? «Sicuramente è necessario fare qualcosa per la viabilità, anche quella lacuale. Inoltre sarebbe giusto trovare un’alternativa intelligente al passaggio in città dei camion doppi. Poi ovviamente siamo favorevoli a progetti stradali come la Pedemontana».
Come dovrebbero essere coltivati i rapporti tra Como e le province dell’area insubrica, come Varese? «Per prima cosa credo che dovremmo prendere esempio da Varese per quanto riguarda lo sviluppo dell’Università. Qui a Como abbiamo l’area di un ex ospedale psichiatrico che sarebbe giusto convertire in un ateneo di impatto. Qui l’Università è separata e disaggregata in molte sedi, tra Insubria e Politecnico di Milano. Io non parlo male dell’Università comasca, ma credo sia dispersiva. Per quanto riguarda i rapporti culturali, ricordiamoci che come insubria siamo il crocevia d’Europa, si deve collaborare insieme per la promozione del Made in Italy».
L’appuntamento elettorale si avvicina, e nei prossimi giorni presenteremo anche le risposte degli altri candidati. Nel frattempo potete conoscere tutti i dettagli sulle elezione comasche, e varesine, nel nostro Speciale Elezioni.
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