Sfida alla civiltà

Busto non avrà nulla a che vedere con atteggiamenti xenofobi e intolleranti, come dicono a Palazzo Gilardoni, ma non si può non riflettere su quanto avvenuto ultimamente.
Una serie di fatti di cronaca grandi e piccoli nel giro di appena una settimana hanno infatti riportato in primo piano l’estremismo politico, soprattutto ma non solo di destra, in provincia e in città.
Si è partiti con l’inchiesta della magistratura e della Digos di Varese sui neonazisti, che ha visto tra gli indagati un consigliere comunale bustocco, Francesco Lattuada; e con la denuncia da parte sua di episodi inquietanti, tra colpi d’arma da fuoco sparati all’indirizzo della sua abitazione e un gesto rivendicato da una sigla fin qui ignota, l’incendio doloso di un locale che Lattuada gestiva, teatro a sua volta di una rimpatriata nazista lo scorso aprile. A questi fatti se ne sono aggiunti ultimamente altri a Busto Arsizio. Gli striscioni che annunciavano la visita di Magdi Allam per presentare il suo ultimo libro, “Viva Israele”, sono stati fatti a pezzi; in seguito sono state tagliate le gomme dell’auto dell’assessore Fantinati proprio mentre Allam spiegava le sue ragioni al pubblico e sono comparse scritte di fronte alla gelateria del consigliere comunale leghista Raimondi. A questo si aggiunge ora l’aggressione e l’intimidazione ad Angioletto Castiglioni, memoria vivente dell’orrore del lager.

Un orrore che forse dà fastidio ricordare, non essendo bipartisan. Dà fastidio ricordare che quella civiltà europea tanto invocata oggi come argine a una temuta islamizzazione del continente (un concetto davvero disfattista, non c’è che dire) fu capace in tempi recenti di stragi inimmaginabili, spazzando via milioni di ebrei, “subumani” slavi, “banditen” e “asociali” di un gran numero di nazioni, fra cui italiani a dozzine di migliaia. A molti non piace ricordarlo: chi invece ha una fede ferrea nell’Europa presente e futura come modello per il mondo, sente invece il dovere di non dimenticare. Non per ideologia, ma per civiltà.

Oggi la politica più popolare è prendersela con il diverso e gridare “Crucifige” contro chi non lo odia a sufficienza – persone che spesso hanno in fondo gli stessi pregiudizi degli altri, ma anche la dignità di non sbandierarli in piazza, e che soprattutto conservano la capacità di riconoscere un proprio simile nel disgraziato di turno venuto da casa del diavolo. Un fare politica, quello odierno, che si rivolge alla pancia della gente, non certo alla testa e meno che mai al cuore. Alla paura, non certo al raziocinio, e meno che mai alle aspirazioni.
Con quello che è accaduto ad Angioletto Castiglioni si ha la dimostrazione geometrica che avere subito la tortura, aver dovuto soffrire e, quel che è peggio, assistere a scene inumane in lager (chi ha visto i crematori non può dimenticare), non basta. Sessant’anni dopo sono ancora insulti e odio, che non si tramutano in violenza fisica solo perché esiste una sottile vernice di Stato di diritto, una patina corrosa e cadente di democrazia, un antifascismo di facciata che non inganna più nessuno. I ragazzi con la svastica saranno pure pochi, ma l’indifferenza che li circonda fa molta più paura. Il nuovo regime, quando arriverà, potrà essere irriconoscibilmente diverso dalla forma che assunse due generazioni fa, ma ci troverà già piegati e pronti ad osannarlo.

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Pubblicato il 25 Settembre 2007
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