Abitanti precari, i nuovi poveri del 2008

"Settimo rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano” presentato oggi, martedì 30 settembre, da Caritas Ambrosiana

Uomini separati che non riescono a mantenere i figli e a pagare con un solo stipendio il monolocale. Giovani coppie che non guadagnano abbastanza per permettersi l’affitto. Famiglie che non ce la fanno a sostenere le rate del mutuo diventate troppo pesanti per redditi già schiacciati dal caro vita. Stranieri che non possono dare una sistemazione dignitosa ai familiari che li hanno raggiunti dal Paese di origine. Sono gli “abitanti precari” della Milano del 2008. Persone diverse che hanno tutte, con gradi diversi, lo stesso problema: la casa.  Di loro si parla nel “Settimo rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano” presentato oggi, martedì 30 settembre, da Caritas Ambrosiana. 

L’indagine è stata condotta dall’”Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse” su un campione di quasi 16mila persone incontrate in 61 centri di ascolto presenti in altrettante parrocchie della diocesi milanese e agli sportelli dei servizi della Caritas Ambrosiana. Tra i bisogni emergenti, il nuovo rapporto mette in luce proprio il disagio abitativo legato non solo a situazioni di grave emarginazione, ma anche a condizioni sociali ben più ordinarie. Sembra, dunque, affermarsi insieme alle altre forme di precariato, anche quella legata alla casa. 

Dall’indagine emerge che la questione abitativa ha ormai assunto nel nostro paese, soprattutto nei grandi centri urbani, il carattere di una vera e propria emergenza. Ciò che manca sono le case in affitto e soprattutto quelle destinate ad un utilizzo sociale. Il confronto con la situazione europea è umiliante (27 case in affitto ogni 100 famiglie in Italia, 39 in Europa, di cui 5 ad uso sociale da noi e 17 nel continente e 27 seconde case da noi e 15 in Europa). Analizzando il panorama immobiliare odierno possiamo osservare che è insufficiente l’offerta abitativa rivolta alle fasce sociali più deboli (si pensi ad esempio all’edilizia residenziale popolare). Il mercato immobiliare, inoltre, presenta delle distorsioni che sono correlate ad alcuni fattori. Tra questi, l’aumento del canone degli affitti: a fronte di una crescente domanda di alloggi in affitto e di un ristagno complessivo dell’offerta, i canoni di locazione hanno raggiunto, soprattutto nei grandi comuni, dimensioni consistenti. Il canone medio mensile è pari a 497,92 euro a Milano, 386,25 euro a Lecco e 392,19 euro a Varese (fonte Osservatorio regionale sulla condizione abitativa – Regione Lombardia), valori ben superiori alla media nazionale. Un secondo fattore è rappresentato dalla domanda abitativa degli immigrati: gli affitti più alti, richiesti agli stranieri a titolo di garanzia implicita, e il crescente fenomeno del ricongiungimento familiare hanno indotto una fascia sempre più ampia di immigrati ad orientarsi all’acquisto della casa.  

Diverse sono le persone che si recano presso i centri di ascolto presentando problemi legati all’abitazione. Ci sono situazioni di emergenza date, per esempio, dal sovraffollamento e dalla marginalità degli stranieri (in particolare, uomini soli), o dallo sfratto, per morosità, da parte di italiani. Ma ritroviamo anche situazioni più ordinarie: persone separate che hanno difficoltà nel trovare un nuovo alloggio, giovani coppie che non trovano alloggi a prezzi accessibili e che si scontrano con la carenza di case in locazione, famiglie che non riescono a sostenere l’aumento delle rate del mutuo (a tasso variabile) o degli affitti del settore privato, stipendi inadeguati, dovuti ad occupazioni (e quindi redditi) eccessivamente instabili, povertà culturale, che rende difficile orientarsi nell’ambito dei finanziamenti e dell’accesso al credito. Il fattore “famiglia” può essere determinante nello studio del disagio abitativo.  

I centri di ascolto agiscono attraverso un lavoro di rete, con gli enti e le associazioni, con interventi facilitatori, come l’attivazione di famiglie “tutor” o il collegamento con i custodi sociali. Vengono posti in essere anche interventi economici (prestiti, mediante il contributo di alcune fondazioni) o la gestione di strutture di accoglienza assieme ad altre associazioni. Non mancano altri aiuti complementari, ad esempio la fornitura di pacchi viveri.

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Pubblicato il 30 Settembre 2008
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