Aids surclassato dalla crisi: ora è l’ultimo pensiero degli italiani
I dati emersi in uno studio commissionato a Swg nella giornata mondiale della lotta all'Aids. Ma sono ancora 4000 le persone colpite all'anno e la Lombardia si conferma prmia regione
Da "malattia del secolo" è diventato il fanalino di coda delle paure degli italiani. A vent’anni dall’istituzione della prima giornata mondiale, l’Aids è l’ultimo problema sociale a preoccupare oggi gli italiani: in prima fila ci sono, di gran lunga più sentite, la crisi economica (per il 51%) e la disoccupazione (33,1%): meno di 5 italiani su 100 (4,8%) temono la malattia contro oltre un cittadino su 5 che era spaventato dall’Aids nel 1991.
E’ quanto emerge in occasione della Giornata Mondiale sull’ Aids da un sondaggio commissionato alla Swg dal Network Persone Sieropositive (Nps). L’indagine, che ha coinvolto 1000 italiani, dai 16 ai 64 anni, e oltre, mostra che, se nel 1991 l’Aids era la terza paura degli italiani, oggi è proprio l’ultima: soprattutto perché oggi è vissuta come una malattia degli altri, gli abitanti dei paesi in via di sviluppo, i drogati, gli omosessuali, le prostitute, gli immigrati.
Un atteggiamento, quello degli intervistati, che rasenta l’incoscienza: oltre metà degli italiani ha poca paura di essere contagiato dal virus dell’Aids o che lo possa essere qualcuno della sua famiglia e il 24% degli intervistati continua ad avere rapporti occasionali senza troppe preoccupazioni; solo il 25% degli intervistati, inoltre, dichiara di avere modificato le abitudini sessuali a causa della malattia. Eppure continua a colpire ogni anno 4000 persone solo in Italia, e la Lombardia continua saldamente a guidare la classifica delle regioni più colpite, malgrado il Lazio si sia rivelato l’anno scorso la regione a più alto tasso di incidenza. Venticinquemila cittadini positivi all’hiv in terapia e un numero ignoto di casi ‘sommersi’. Ogni anno 2 mila ricoveri in ospedale, migliaia di controlli ambulatoriali e una spesa complessiva pari a 250 milioni di euro (circa 9 mila a paziente), di cui 150 milioni solo per i farmaci antiretrovirali: questi sono i numeri della Lombardia, che ha 20 unità ospedaliere dedicate contro l’infezione e una rete di hospice e comunità alloggio per 250 posti letto.
Niente di scomparso perciò: alla faccia dei sentimenti che nutrono gil italiani per una malattia che sentono sempre più lontana, ed è invece ancora sotto casa
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