Chiude la Ahlstrom di Gallarate, 61 esuberi
La multinazionale Finlandese ha comunicato la mobilità e la chiusura di uno dei quattro stabilimenti in zona. Sciopero nella sede di via XXIV Maggio
La Ahlstrom, multinazionale Finlandese prima produttrice mondiale di carta per filtri per motori, intende chiudere la produzione in Italia, eliminare posti di lavoro e lasciare a casa dipendenti anche in Finlandia.
Gli stabilimenti italiani della società sono quasi tutti in provincia di Varese: Ahlsrom Milano ha infatti acquisito nel maggio 2007 un ramo d’azienda dall’italiana Orlandi stabilimento di Gallarate e Cressa (NO) e , dopo avere acquisito gli stabilimenti di Mozzate e Carbonate, di proprietà della Fiberweb Tecnofibra.
Con un comunicato ufficiale del 7 Gennaio scorso, Ahlsrom ha comunicato 61 esuberi nei quattro stabilimenti della zona, con chiusura completa dello stabilimento di Gallarate (20 dipendenti): ma il comunicato andava oltre, annunciando l’intenzione di chiudere tutta la produzione in Italia.
Il gruppo Ahlstrom, quotato alla borsa di Helsinki, il cui fatturato complessivo ammonta nel 2007 a 1,8 miliardi di euro, conta oggi circa 6500 dipendenti e serve clienti di tutto il mondo, con uffici vendita e stabilimenti produttivi distribuiti in oltre 20 paesi, in tutti i continenti.
I lavoratori dello stabilimento di Gallarate, che si sono riuniti in assemblea il 12 gennaio, hanno deciso di reagire con uno sciopero per l’intera giornata del 13 gennaio, con presidio e blocco delle portinerie, davanti all’azienda di Gallarate in via XXIV Maggio e di invitare le RSU e i lavoratori/trici degli stabilimenti di Cressa, Carbonate e Mozzate ad una riunione per programmare iniziative di lotta concordate unitariamente contro la comunicazione dell’azienda che unilateralmente ha proceduto in questa maniera, per la riapertura della trattativa con tutte le parti in causa: «Ci hanno lasciato a piedi senza darci speigazioni, senza confronto – spiegano Antonio Ferrari dell’AlCobas-Cub e il delegato Rsu Massimo Sinatra -. Chiediamo di tenere il posto, di non buttare via capacità e know how. Ci avevano promesso che qui non si sarebbe mai smantellato, invece di punto in bianco chiudono tutto. Siamo in mobilità diretta, che vuol dire licenziamento: le prospettive di ricollocamento in questo momento di crisi non ci sono. Vogliamo lavorare e non rimanere per strada». Mercoledì 15 gennaio partirà un bus verso Torino, sede della società: oltre ai rappresentanti sindacali anche i lavoratori parteciperanno all’incontro per chiedere di rivedere le strategie dell’azienda.
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