«I killer di Malpensa non stanno a Roma, ma sono milanesi»
Per Filippo Penati la fine dell’hub varesino è stata decretata a Milano dalle sue élite economico finanziarie
“Le sorti di Malpensa non sono state decise a Roma, la fine dell’hub varesino è stata decretata a Milano dalle sue élite economico finanziarie. Nei mesi scorsi è stato proprio il gotha del sistema economico finanziario milanese che, per salvare l’aeroporto lombardo, si è scagliato contro il Governo Prodi e contro l’ipotesi di fusione tra Alitalia e Air France”.
Così il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati torna a commentare la vicenda della nuova Alitalia e di Malpensa.
“Lo scorso gennaio – prosegue il presidente Penati – Diana Bracco lanciò l’allarme durante la Mobility Conference, organizzata da Assolombarda dichiarando che ‘Malpensa è un problema nazionale, un asset strategico, chiediamo con forza garanzie sul suo futuro. Chiediamo che venga riesaminata la proposta alternativa a quella di Air France, che prevede il mantenimento dei collegamenti da Malpensa, e che è supportata finanziariamente da tre importanti banche’. Oggi che la presidente degli industriali Emma Marcegaglia è socia di Cai, non è stata detta nessuna parola contro il ridimensionamento di Malpensa previsto dal piano della nuova Alitalia”.
“La vicenda dell’aeroporto lombardo rende perciò ancora più evidente che in capo alla Bracco, presidente di Assolombarda e presidente di Expo 2015 Spa, c’è un enorme conflitto di interessi, in quanto non è più libera di difendere l’interesse generale, quando in gioco ci sono gli interessi della parte che rappresenta. Diana Bracco è stata nominata presidente di Expo per volontà del sindaco di Milano Letizia Moratti, ma anche per designazione della Camera di Commercio”.
“La stessa Camera di Commercio che all’epoca dell’ipotesi di fusione con Air France si sbracciò, per dimostrare che il ridimensionamento dell’hub varesino avrebbe significato una consistente perdita economica per il sistema produttivo milanese, con pesanti ricadute occupazionali, oggi non dice nulla rispetto al piano Cai e d’altra parte come potrebbe, visto che Bruno Ermolli, presidente di Promos, azienda speciale della Camera di Commercio, è stato per un periodo incaricato da Berlusconi di trovare i soci per costituire la Cai”.
“La fine dell’hub lombardo ed Expo 2015 costituiscono la trama di un’unica storia, perché non è un caso che tra i soldi che mancano dal Governo per l’Esposizione Universale manchino completamente i finanziamenti per le infrastrutture di collegamento con Malpensa; e infine, nessuno di questi protagonisti della vicenda chiede più la liberalizzazione dei diritti di volo e la netta possibilità di far atterrare e decollare sulle piste dell’aeroporto varesino altre compagnie aeree che con i loro vettori possono coprire le rotte intercontinentali”.
“Il Governo Prodi – conclude Penati – aveva iniziato il lavoro per la revisione degli accordi bilaterali al fine di liberalizzare i diritti di volo, lavoro interrotto dal Governo Berlusconi nel silenzio delle élite milanesi, le stesse élite che ruotano intorno alla vicenda dell’Expo, perché la non liberalizzazione uccide Malpensa, ma protegge i loro investimenti in Cai, garantendo alla nuova Alitalia un regime di monopolio”.
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