“Sulla crisi in provincia non c’è strategia”. La Cisl apre alla Cgil

Si è aperto il secondo congresso provinciale della Cisl. Corposa relazione del segretario provinciale Carmela Tascone, incentrata sul tema del lavoro. Tra gli invitati anche Franco Stasi, segretario della Camera del lavoro, che interviene e spiega le ragioni del referendum tra i lavoratori

C’è una crisi economica senza precedenti. E una frattura all’interno del sindacato: da una parte Cisl e Uil, che hanno firmato l’accordo separato con il governo Berlusconi, dall’altra la Cgil, che ha indetto un referendum tra i lavoratori. Il secondo congresso provinciale della Cisl varesina si apre nelle condizioni di contesto meno favorevoli e nella sala del centro convegni AtaHotels si respira aria di battaglia. Le truppe, compresi i generali, sono schierate in platea.In prima fila, a destra, ci sono i sindacalisti della Cgil, il segretario provinciale Franco Stasi e Flavio Nossa. In mezzo i consiglieri regionali del Pd Stefano Tosi e Giuseppe Adamoli, con loro il responsabile degli enti locali della Lombardia Alessandro Alfieri. All’estrema sinistra, il segretario della Uil Marco Molteni.
La corposa relazione del segretario provinciale Carmela Tascone (35 pagine) mette al centro di tutto il discorso il tema del lavoro, percorrendo le tappe della via crucis del Bel Paese: la crisi, Malpensa, l’azione comune con Cgil e Uil, il lavoro, la riforma della contrattazione. Ma è nel capitolo dedicato allo sviluppo del territorio che il segretario della Cisl mostra il volto più duro, parlando dell’assenza di una strategia per lo sviluppo e la «latitanza» delle istituzioni, Villa Recalcati in testa. «Troppo spesso i singoli attori, noi compresi, si muovono in proprio, senza una visione condivisa e soprattutto senza una regia».
In provincia tra Cisl e Cgil ci sono stati sempre ottimi rapporti e i risultati sono lì a dimostrarlo. La Tascone, non lo nasconde, e lancia un primo segnale di distensione al collega Stasi che ascolta con attenzione. «Ci sentiamo di riproporre agli amici di Cgil e Uil la ripresa di alcuni temi a partire dall’individuazione di un quadro strategico provinciale che si ponga una serie di obbiettivi». Un primo sassolino prima di affrontare lo scoglio dedicato all’unità sindacale. «L’ho collocato a valle di questa relazione per sottolineare quanto bisogno di unità ci sia, oggi; l’ho fatto anche per rimarcare quanto siano serie le questioni che ci separano. In gioco ancora una volta non c’è l’unità di azioni, ma le ragioni per essere sindacato».
La Tascone rifiuta l’etichetta di «organizzazione dalla penna facile»,  rilancia rimarcando l’autonomia del sindacato dalla politica e sottolinea negativamente il silenzio dell’opposizione. «Il Pd non deve tacere per la preoccupazione di non spaccarsi al suo interno».
Il primo confronto con la Cgil avviene, quindi, all’Atahotels. Stasi prende la parola e replica: «Come giustamente voi rifiutate l’appellativo di “penna facile”, noi rifiutiamo quello di sindacato “signor no”. Il sindacato deve rifiutare le strumentalizzazioni. Riteniamo invece necessario il referendum tra i lavoratori perché vogliamo sapere cosa pensano di quell’accordo separato. Il nostro non è un accordo di bandiera e non lo stiamo facendo da soli. Detto questo, a Varese unitariamente abbiamo fatto molte cose».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Marzo 2009
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