Le voci del pianeta biancorosso
Sul palco dell'Ata Hotel si sono alternati tanti protagonisti della storia biancorossa. Calciatori, dirigenti, giornalisti del presente e del passato sono intervenuti tra i vari filmati storici proiettati sui maxischermi
Sul palco e nelle prime file dell’Ata Hotel, gremito di tifosi, si sono alternati tanti volti noti del primo secolo di calcio a Varese. Gente che si è legata per una vita o per qualche mese a una società che, pur da provinciale, ha lasciato segni profondi nella storia del calcio italiano. Certo, l’epopea Ignis ha rappresentato l’apice e ha contribuito al lancio dei giocatori di maggior calibro come Bettega, Anastasi (assente e unica nota polemica della serata), Gentile e Marini, ma in cento anni il club biancorosso ha dato anche tanto altro in termini di atleti, dirigenti e allenatori. Ecco quindi una carrellata degli interventi della serata di gala, un evento che a suo modo va a comporre un altro tassello della storia biancorossa.
Bruno Pizzul (telecronista Rai): «Varese è una città importante per la mia carriera: qui c’era tanto sport di alto livello e una squadra di calcio capace di proporre ogni anno giocatori destinati al successo. Ho visto parte delle celebrazioni del centenario e mi hanno fatto sentire un pizzico di nostalgia».
Beppe Marotta (dg Varese 1979-86): «Devo tutta la mia carriera a questa società e alla mia città. Sono partito da raccattapalle e ho vissuto anni esaltanti come le promozioni dalla C alla B e l’anno della quasi serie A con Fascetti. Quello più brutto l’epilogo: pensavo che negli anni successivi all’ultima serie B il Varese sarebbe risalito subito, invece da allora non ce l’ha mai fatta».
Guido Borghi (Presidente Varese 1969-78): «È emozionante sentir parlare del proprio padre nei termini usati dal filmato proiettato stasera. Mi fa molto piacere partecipare a questo Centenario… ma sono anche un po’ preoccupato perché sono il più vecchio tra gli ex presidenti ancora in vita. L’eredità maggiore del Varese targato Borghi? L’istruzione data a tutti i nostri ragazzi oltre al calcio: ne siamo sempre stati orgogliosi».
Franco Ossola junior (figlio di Franco Ossola): «Pensare che ogni domenica il nome di mio padre venga ricordato mi riempie di orgoglio, come anche vedere l’abbraccio degli sportivi varesini a tutta la mia famiglia». – nella foto a latocon il sindaco Fontana.
Peo Maroso (giocatore, allenatore, dirigente e presidente): «Per me è stata una fortuna lavorare al Varese, dove ho avuto una serie di presidenti eccezionale. Ora ho avvisato Montemurro: il calcio è una brutta malattia che ti prende e non ti molla più. Ringrazio lui e Rosati e auguro che questo centenario sia per loro uno stimolo per riportare la squadra in alto».
Attilio Fontana (sindaco di Varese): «Essere sindaco nell’anno del centenario è una cosa che mi riempie di orgoglio. La mostra di Villa Baragiola mi ha molto emozionato, perché mi ha fatto rivivere le emozioni di quando ero bambino, ragazzo e giovane tifoso della squadra».
Dario Galli (presidente della Provincia): «Vedere così tanta gente in sala per queste premiazioni è emozionante. Un pubblico che da cent’anni segna le sorti della nostra squadra».
Vito Romaniello (autore del volume "100 volte Varese"): «Ho raccolto le immagini dei filmati anche per i nostri giovani. Dal Varese sono partiti giocatori diventati campioni d’Italia, d’Europa e del Mondo: i ragazzi che giocano qui si ricordino che questa società è un trampolino di lancio per tutto il calcio».
Claudio Milanese (ex dirigente Varese): «Quest’anno lo vivo da tifoso e ringrazio l’attuale proprietà. Io ho già occupato cariche societarie e sono un esempio, come tanti altri, di come giocatori, tecnici e dirigenti passano ma il Varese resta e prosegue la sua storia».
Paolo Orrigoni (figlio di Luigi, ex presidente, dirigente e sponsor): «Quando mio padre guidava la società ero un ragazzino che si divertiva ad andare allo stadio e a vivere con la squadra. Oggi non posso che augurare il meglio per i ragazzi di Sannino che per andare più in alto hanno bisogno di tre cose che inziano tutte con la lettera "P": passione, pazienza e… attributi».
Enzo Montemurro (ad Varese 1910): «Maroso è il mio guru e tengo ben presente le sue parole. Mi fa molto piacere vedere tanta gente in sala, mi auguro che domenica, per il match con il Novara, lo stadio ribolla di altrettanta passione».
Antonio Rosati (presidente Varese 1910): «I cento anni e la squadra in zona playoff sono due "fardelli" che si portano volentieri. Fare il presidente in occasioni simili è una cosa che mi gratifica anche se sento aumentare il peso delle responsabilità».
Sul palco si sono alternati in tanti: da giornalisti storici come Ettore Pagani, Pier Fausto Vedani, Egisto Marocco, Franco Giannantoni a quelli giovani, dalla vedova di Natale Cogliati a calciatori del passato remoto come Angelo Lucchini che giocò con la maglia biancoviola o Angelo Turconi che nel ’44 segnò il primo gol alla Juve, battuta 2-1. In sala anche altri politici: dall’onorevole Daniele Marantelli, arrivato alle soglie della prima squadra, al consigliere regionale Stefano Tosi all’assessore provinciale Giuseppe De Bernardi Martignoni. E ancora i tre fratelli Pellegrini, partiti dal Bosto e passati in biancorosso per poi approdare alla Serie A, il recordman di presenze Edoardo Gorini e l’attuale direttore sportivo Luca Sean Sogliano, altro esempio di giocatore che, dopo una carriera di alto livello, ha dato un grande contributo a livello societario.
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