“La sinistra vuole migliorare la qualità della vita”
Giampaolo Livetti è il numero uno in lista a Varese della Federazione della Sinistra
Giampaolo Livetti, 59 anni, insegnante in pensione, è il capolista della Federazione della sinistra, in provincia di Varese, nella lista per le elezioni regionali.
Che idea avete di Lombardia?
«E’ una locomotiva in crisi, ma ha le potenzialità per uscirne. Con la riconversione e l’innovazione produttiva. Spesso si è cercato l’innovazione di processo, e cioè pagando meno il lavoro, piuttosto che una innovazione di prodotto. Un esempio? A Varese, c’è stata la crisi del tessile e meccanico, è nato il polo scientifico tecnologico a Busto Arsizio, un incubatore di imprese che adesso è però chiuso. L’innovazione è stata abbandonata, e quel centro non c’è più».
Lega e Formigoni hanno però raccolto consenso in questi anni su modernizzazione e sicurezza, voi che idea avete in merito?
«Più che avere paura dell’immigrato, bisogna avere paura di chi specula in borsa e di chi licenzia. La vera minaccia è quella dalla malavita organizzata, la vera sicurezza è quella del posto di lavoro, o della purezza dell’acqua, dell’aria; che sicurezza c’è se un delinquente può girare una manopola e inquinare il Lambro? La destra ha agitato una certa idea di sicurezza, in realtà, come un escamotage elettorale. Riguardo all’efficienza, pensiamo che bisogna migliorare le infrastrutture che ci sono già. E’ inutile costruire strade se non si potenziano le ferrovie ed è inutile un’alta velocità per pochi, quando ci sono ferrovie degradate per tutti gli altri».
Proprio riguardo alla mobilità, si può fare molto in Regione, voi cosa vorreste realizzare?
«Noi vorremmo investimenti per rendere più comode le ferrovie, solo dopo chiediamoci se ha senso fare autostrade. Alcuni progetti prevedono inoltre che le nuove strade passino da zone deindustrializzate – e sono senza senso – visto che non ci sono più le imprese. Le strade servono per le merci, le ferrovie per le persone. Far arrivare dei bulloni in una fabbrica con mezzora di ritardo non è un gran problema, mentre è invece grave tenere le persone nei treni scomodi e in ritardo, dunque priorità alle ferrovie».
Che modello proponete?
«”Sinistra” vuol dire dettare all’economia le condizioni dello sviluppo. Spesso le infrastrutture sono fatte solo per far guadagnare le imprese che costruiscono. Malpensa ne è un esempio, ha devastato il territorio, ha sradicato la gente, non ha prodotto occupazione duratura ma precariato. Ne ha beneficiato solo il 20 per cento delle imprese del territorio, e oggi è tarata su 17-18 milioni di passeggeri, lo stesso numero di prima dell’ampliamento, nel 1997, un ampliamento che non serviva».
Sanità e scuola hanno aperto al privato, per voi rimane sempre un tabù?
«Noi pensiamo che se si pagano le tasse al pubblico, il pubblico deve garantire un servizio, e deve essere di qualità. Oggi in Lombardia si fa di tutto per boicottare il servizio pubblico, sia nella sanità che nella scuola. Si mettono nei posti chiave della sanità uomini di Formigoni che tengono sempre un po’ in sospeso la situazione, così la gente perde fiducia e sceglie il privato. Verso la scuola poi c’è un vero boicottaggio. Abbiamo, in Lombardia, le volpi che fanno la guardia al pollaio. Non è ideologia la nostra, è un’analisi puntuale di quel che sta accadendo».
Da dove volete partire per cambiare le cose?
«Primo, il lavoro, ci vorrebbe un’agenzia del lavoro per il sud della provincia che aiuti l’innovazione, in una zona che si sta deindustrializzando. Lo stesso ci vorrebbe per il Nord. Dove però andrebbe tarata verso un’industria turistica e agroalimentare, a filiera corta, che valorizzi il territorio e tolga la gente dell’obbligo del frontalierato, che in futuro è stato utile, ma che oggi è a rischio. E poi un no, secco, deciso, alla terza pista di Malpensa, che non è ecosostenibile ed è inutile».
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