Ignis campione d’Europa: 40 anni fa il primo trionfo
Il 9 aprile 1970 la squadra di Nikolic conquistò a Sarajevo, in una notte da leggenda, la prima delle sue cinque Coppe dei Campioni. Riviviamo la partita più importante nella storia della Pallacanestro Varese
Poco più di due anni fa, celebrammo i quarant’anni della "partita delle partite" del Varese calcio, quella con cui i biancorossi guidati in campo da Anastasi e in panchina da Arcari demolirono la Juventus a Masnago con un roboante 5-0. Nel basket è difficile scegliere una partita così simbolica, viste le tante imprese inanellate nel corso degli anni dalla "Valanga Gialloblu"; se però bisogna indicare un match, scegliamo quello di cui il 9 aprile 2010 – ricorre il quarantesimo anniversario, ovvero la vittoria della prima Coppa dei Campioni (nella foto la contesa iniziale – dal libro "La Pallacanestro Varese di Renato Tadini).
IL LUOGO – Il teatro dell’impresa è il nuovo palasport Skenderija (oggi è intitolato a Mirza Delibasic) di Sarajevo, la città dove nacque lo stratega della Ignis, Aza Nikolic, applauditissimo. Seimila gli spettatori presenti sugli spalti, compreso un gruppo di stoici varesini (circa 300/350) che si fanno sentire per tutto l’incontro. Il pubblico di casa d’altro canto parteggia per gli italiani e fischia i sovietici per via della situazione politica internazionale.
LA IGNIS – La squadra che va a giocare la prima finale di Coppa Campioni nella storia varesina è figlia di quella che l’anno precedente, con Nico Messina in panchina, vinse inaspettatamente il terzo scudetto. È un gruppo fortemente radicato in città grazie a Dodo Rusconi, Aldo Ossola, Dino Meneghin e Toto Bulgheroni. Meneghin, a vent’anni, è già un fenomeno come del resto il messicano volante Manuel Raga. Accanto a lui c’è un secondo straniero, Ricky Jones, utilizzabile solo in Coppa ma fondamentale come dimostrano i bottini (29 e 36 punti nelle semifinali contro il Real) ottenuti fino a lì. Nikolic è l’allenatore e può contare anche sui veterani Vittori e Flaborea che è anche il capitano mentre Paschini, Malagoli e Consonni completano il gruppo che appena quattro giorni prima ha vinto lo scudetto.
L’AVVERSARIA – Che la si chiami Armata Rossa o Cska poco cambia. Di fronte a Varese c’è uno squadrone che mette i brividi e che, negli anni precedenti, aveva già negato le gioie europee ai gialloblu di patron Borghi. In quella stagione 69/70 le due formazioni si sono già incrociate nel girone dei quarti di finale: dopo la tremenda scoppola subita all’ombra del Cremlino (83-60) i gialloblu si rifanno a Masnago vincendo 79-59 con una dimostrazione di forza notevole. Il tecnico sovietico/armeno Alachachan può contare su un fuoriclasse assoluto come Sergej Belov circondato dai migliori talenti provenienti dalle varie repubbliche, come l’azero Zarmukamedov. L’Armata arriva a Sarajevo con i "gradi" di campione in carica, avendo vinto l’anno precedente la finalissima con il Real Madrid per 103-99.
LA TATTICA – La chiave principale a disposizione di Alachachan si chiama Andreev, un pivot di circa 2,15 dotato di un tiro in sospensione dai 3/4 metri praticamente immarcabile. Su di lui c’è Meneghin affiancato dai raddoppi che gioco-forza liberano spazio per alcuni avversari. Dino però darà in attacco, con gli interessi, quel che è costretto a cedere in difesa. Ai sovietici fa grande paura Jones che, non fermabile con le buone, viene eliminato con le cattive prima dell’intervallo: entra il panchinaro Medvedev che rifila una gomitata all’americano il quale replica a modo suo. Entrambe espulsi e russi che festeggiano.
LA PARTITA – La Ignis conduce il match fin dal principio: 23-8 è il primo parziale gialloblu cui il Cska reagisce a fatica, perché Jones (che sbaglia molto in attacco) costringe all’errore Andreev il quale subisce la maggior velocità di Meneghin. Con il passare dei minuti comunque i moscoviti rientrano con Sidjakin e dopo il pugilato tra Jones e Medvedev pregustano il riaggancio. Al 7′, con Meneghin in panchina con tre falli, Varese è avanti 52-50, mantiene il vantaggio con Vittori e poi approfitta del quinto fallo di Zarmukamedov, altra svolta del match. Senza il pivot azero, e nonstante i punti di Belov, l’Armata Rossa viene… disarmata da capitan Flaborea che sfodera il suo famoso "gancio" in più di un’occasione. A 2′ dalla fine la Ignis conduce 79-70, poi rallenta il gioco fino alla sirena quando il punteggio segnala il 79-74 conclusivo: è l’apoteosi gialloblu, Varese è campione d’Europa per la prima volta.
Ignis Varese – Armata Rossa Mosca 79-74 (44-34)
Ignis: Rusconi 8, Flaborea 14, Paschini, Bulgheroni, Vittori 6, Ossola 4, Meneghin 20, Jones 8, Raga 19, Malagoli, Consonni. All. Nikolic.
Armata Rossa: Ghilgner, Blik 1, Shelikov 2, Medvedev, Kapranov 2, Jliuk 2, Belov 21, Kovirkin, Zarmukamedov 14, Andreev 12, Milocerdov 2, Sidjakin 18. All. Alachachan.
Arbitri: Aznar e Szabo.
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