Leonidas e Giulio, nomi da condottiero
Il Varese sblocca il risultato grazie ai due "generali" che Sannino può schierare in attacco. Sudamerica anche a Busto con l'argentino urbano mentre è tutta varesina l'impresa che si consuma sui campi da rugby
(d. f.) Il destino è nel nome, come dice qualcuno? In certi casi sì e la partita del Franco Ossola giocata dal Varese è lì a dimostrarlo. Basta guardare come giocano Leonidas e Giulio; si mettono davanti a tutti, danno l’esempio, trascinano con uno sguardo. E hanno il vessillo personale da esibire dopo il gol: il brasiliano rotea gli avambracci, il nigeriano non rinuncia alla sua "X" sopra la testa. Con due così a comandare il Varese, sono in tanti ad avere paura.
Pagellone numero 13 – 12 aprile 2010
Leonidas Neto Pereira e Giulio Ebagua 9 – Non è un caso se i due attaccanti del Varese hanno nomi di grandi condottieri del passato, spartano il primo (nella foto Neto travolge le difese avversarie) e romano il secondo. Una specie di alleanza venuta dalla storia antica (si vede che la cornice vetusta del Franco Ossola, con le nuove "gabbie dei leoni all’esterno", aiuta in questo senso…) per interpretare al meglio i dettami di Sannino. Uno che si chiama i modo normalissimo – Giuseppe – ma questo non deve ingannare: il mister viene da Ottaviano, patria dell’imperatore Augusto. E allora tutto torna.
Giordano Taverna 7,5 – Due mete sulle quattro segnate dal Rugby Varese sul campo di Leno arrivano dal trequarti-ala cui assegnamo il titolo di man of the match (che fa molto VI Nazioni) per festeggiare una vittoria che vale una gran fetta di salvezza in Serie B. Taverna è solo uno dei protagonisti dell’impresa – termine usato non a caso visto che per la prima volta il XV biancorosso ha vinto in casa della Bassa Bresciana – che segue di una settimana quella contro i sardi del Capoterra. Due domeniche da incorniciare e un pizzico di rammarico per quella lunga serie di infortuni e sconfitte che ha caratterizzato l’inverno varesino. Ma ora su Giubiano è tornata la primavera.
Matias Urbano 6,5 – Tocca al delantero di Cipolletti, troppo spesso costretto al dentro e fuori (più fuori) in questa stagione disgraziata, rilanciare la Pro Patria contro l’Arezzo. L’argentino subentra a Melara e mette insieme rabbia, furbizia e tecnica quando ruba una palla innocua e scavalca Mazzoni per l’1-1, liberando poi un’esultanza tutta particolare. Peccato per quel pallone sfuggito nel finale che poteva cambiare volto alla gara, ma il gol e l’esempio, da parte del pescadito, erano già arrivati.
Helena Havelkova 5 – La sua prestazione in gara 1 dei playoff contro Pavia è lo specchio della stagione altalenante e schizofrenica della Yamamay. Certo, numericamente c’è chi al PalaRavizza ha fatto anche peggio di lei, per esempio Turlea; ma dal punto di vista mentale, tra l’assenza ingiustificata di Helena nei set decisivi e lo scatto d’ira di Carmen che manda tutti platealmente a quel paese, non c’è dubbio su quale sia il segnale più incoraggiante…
Fip e Legabasket 2 – Lo sapevamo già, che la partita tra la Cimberio e la Nuova Amg Sebastiani sarebbe stato un teatro dell’assurdo. La domenica pomeriggio di Masnago ha così confermato le premesse e per questo ci sentiamo in dovere di bocciare su tutta la linea la gestione di una vicenda allucinante per un campionato di Serie A che si fregia dello status professionistico. Perché dunque non dare 0 o 1 in pagella ai vertici del basket italiano? Perché almeno il pubblico di Varese ha potuto conoscere e applaudire (bravi) un gruppo di ragazzini e il loro coach che meritano un rispetto assoluto per il loro peregrinare in treno su e giù per l’Italia.
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