I cinesi ci rispettano perché siamo antichi come loro
Alcune scuole in provincia hanno deciso di introdurre lo studio del cinese. Michele Tronconi (Sistema moda Italia): «È fondamentale per entrare nei vari mercati, ma occorre continuare a insegnare a fare sul territorio»
«È fondamentale per un paese avere il passaporto per entrare nei vari mercati e piazzare i propri prodotti e per farlo occorre avere sia l’orgoglio della propria cultura sia l’ambizione di conoscere quella degli altri». Il fatto che alcune scuole della provincia di Varese abbiano scelto di introdurre lo studio del cinese non stupisce Michele Tronconi, presidente del Sistema moda Italia e procuratore generale della Gaspare Tronconi Spa di Fagnano Olona, storica impresa operante nel settore della nobilitazione tessile. «Se è vero che da sempre la lingua inglese aiuta moltissimo, perché è la lingua degli affari – continua l’imprenditore – oggi è giusto che le scuole scelgano di introdurre l’insegnamento del cinese mandarino, perché offre nuove opportunità. Insegnarle qui però non basta, serve andare anche lì a completare la preparazione. La conoscenza della cultura dell’interlocutore è sempre fondamentale per capire anche il suo modo di ragionare e di contrattare».
Tronconi scomoda la figura e la voglia di sperimentazione che fu di Marco Polo (tra i primi occidentali ad arrivare fino in Cina, da lui chiamata Chatai, percorrendo la via della seta), perché la chiusura totale rispetto al nuovo o viceversa l’abbandono delle proprie «origini produttive» per espatriare nei mercati emergenti, sono gli estremi dello stesso fenomeno e rappresentano il rischio da evitare. «Non basta conoscere la cultura e le lingue dei nostri interlocutori, ci vuole anche qualche cosa da esportare e l’orgoglio di fare cose belle e ben fatte da portare nel mondo. Quindi occorre continuare a insegnare a fare sul territorio».
I cinesi imparano in fretta anche nella contrattazione, costretti tra una cultura millenaria, che pone la Cina al centro del mondo, e le esigenze di un mercato frenetico, che richiede pragmatismo e capacità di adattamento rispetto ai diversi partner commerciali. «Ho notato che rispettano molto gli europei – conclude Tronconi – perché ci considerano alla pari, in quanto espressione di una civiltà antica. Mentre con gli americani, civiltà nuova, mantengono un senso di superiorità che per ragioni di business camuffano benissimo».
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