“Vinceremo la paura del futuro”

Raffaele Cattaneo a tutto campo riflette sulla Lega, su Fini, sulla nuova giunta regionale e sul suo impegno per cambiare i treni e la mobilità lombarda

cattaneo“La novità è dentro di noi e possiamo ascoltarla. Non va cercata fuori di noi”.
Raffaele Cattaneo è convinto che si possa “vincere questa coltre di grigio in cui sembra avvolto il Paese”. È necessario per uscire dalla paura del futuro che stiamo vivendo da quasi vent’anni. Forte degli oltre quattordicimila voti di preferenza è stato riconfermato assessore alle infrastrutture della regione. Un incarico che lo porterà ad occuparsi di grandi progetti ma anche di trovare soluzioni a problemi delicati quali quelli della mobilità.

Assessore, Formigoni si appresta a governare per un altro mandato. Come si fa a credere che sia proprio lui a poter cambiare ancora qualcosa? In cosa rappresenterebbe la novità?

«La Lombardia non vive l’epopea del ’95. Formigoni stesso è profondamente cambiato. È desideroso di costruire perché questo è parte della sua esperienza personale e del modo di guardare alla realtà. Il presidente è aperto al confronto e chiede a chiunque di essere protagonista del cambiamento. Ascolta e poi cerca di tessere un filo logico, non vuole spiegare le cose perché le sue riflessioni e proposte non sono frutto di uno schematismo ideologico. Abbiamo analizzato con attenzione il successo elettorale e si presenta con dinamiche molto diverse dal passato. È premiata la persona per come si presenta ed è percepito come vero e non come un semplice soggetto di potere. Sono convinto che le persone siano alla ricerca della novità, ma sempre più consapevoli che la possono trovare dentro di sé e non solo fuori. Questo è il grande cambiamento prodotto dalla caduta delle ideologie».

Intanto però la Lega diventa sempre più determinante. Non ne sarete condizionati troppo, soprattutto su temi delicati come l’Unità nazionale o l’immigrazione?
«Prima di tutto va riconosciuto che la Lega ha fatto un percorso evolutivo importante. È passata dalla secessione e da un movimento di semplice protesta a essere una forza di governo. Ora il suo problema è non voler rinunciare alla sua anima originale fatta di celodurismo che la porta a voler essere partito di lotta e di governo. E questo è un problema».

cattaneoE non vi preoccupa questo ondeggiare della Lega?
«No perché in tutti questi anni non c’è stata una sola azione di violenza. Il percorso fatto è tutto dentro la dialettica democratica anche grazie al centrodestra. Certo è che questa ambiguità rimasta non aiuta e spesso crea qualche problema anche di identità. Prendiamo ad esempio la protesta dei sindaci. Ma con chi se la prendono? Il ministro delle riforme è loro, quello della semplificazione pure, quello dell’economia è vicino al Carroccio. Non si può essere di lotta e di governo. Lo stesso vale in Lombardia dove manifestano contro gli inceneritori e poi sono loro ad avere la delega che condivide i piani per i rifiuti».

Se è così allora perché questo successo?
«Sono stati abili perché sono il partito più piccolo della coalizione e si comportano come il figlio discolo. Oggi però le condizioni sono cambiate perché non siamo più quattro forze, ma solo due e in tutto il Nord la Lega ha un peso politico pari al Pdl e quindi deve governare e non protestare. Il Pdl deve quindi smetterla di pensare di dover per forza tenere unita la coalizione a qualsiasi costo. La responsabilità è oggi di entrambi e noi dobbiamo ricordarlo».

A questo riguardo cosa pensa del vostro dibattito interno? Lei non ha partecipato alla lezione di Fini all’Insubria…
«Avevo altri impegni, ma non mi nascondo perché credo sia giusto rimarcare una differenza politica dal presidente Fini. La sua scelta può essere comprensibile ma non condivisibile. Il Pdl non può essere un partito irrigimentato. Il suo destino è nel suo nome. Se non c’è libertà di dibattito non alcun senso la sua esistenza. Non è però condivisibile il modo come lo ha posto Fini. La percezione è che dietro alle sue uscite non c’è una reale volontà di dibattito, ma solo il bisogno di giochi di potere. Vogliono far valere di più il loro peso politico. Questo è l’aspetto che rende triste la posizione di Fini. Lui vuole solo picconare la leadership del premier convinto di trovare l’appoggio di altri poteri. Se ci fosse una vera volontà di aprire un dibattito troverebbe maggiori consensi».

ferrovieTorniamo alla Lombardia e alla nuova Giunta. Una sola donna non è proprio un bel segnale di cambiamento…
«Potrei dire che nella passata giunta non ce ne era nemmeno una, ma non basta. Il tema che ci siano poche donne è vero. Ed è triste che gli elettori abbiano mandato in consiglio regionale una così bassa rappresentanza femminile. I partiti hanno una grande responsabilità, ma credo che anche le donne non devono sentirsi meno importanti perché c’è una gran bisogno della loro capacità talentuosa anche nello spazio politico. Occorre però tener presente che non si può usare solo il metro dell’occupazione di poltrone perché il mondo femminile ha un grande peso e influenza decisioni in molte forme».

Dieci milioni di residenti e un sistema della mobilità in Lombardia quasi al collasso. Come si fa a cambiare?
«Dobbiamo crederci. Dobbiamo sviluppare alcune riflessioni che facciano percepire la mobilità non solo come un dramma, una tragedia. Oggi se uso l’auto sono sicuro che farò code. Se prendo il treno penso che fanno schifo e sono sporchi. Se prendo il tram vivo con uno stato di insicurezza e paura. Insomma la mobilità è sentita come una pena. Invertire questa percezione non è semplice, ma si può. Si può fare partendo proprio dalla mobilità dolce, dalle piste ciclabili, dalla navigazione. Serve un lavoro anche culturale che faccia passare anche l’idea che muoversi non è una pena».

pedemontanaSi però intanto la gente deve muoversi e non si cambia mica con le piste ciclabili?
«Beh intanto però vengono usate tantissimo e la gente è contenta perché può vivere meglio il territorio. È la ragione perché insieme con la Pedemontana faremo la green way, una ciclabile lunga da Varese a Bergamo. In questa legislatura metteremo molto l’accento su una diversa mobilità e siamo convinti che riusciremo a farla percepire anche come una bella esperienza e non solo una pena».

Restiamo in tema. Lei ha voluto fermamente una conferma all’assessorato alle infrastrutture dicendo di metterci la faccia. Crede davvero che risolverà i problemi dei pendolari?
«Si e lo ribadirò sempre. Non l’ho detto solo in campagna elettorale. Verrò giudicato su quello che farò. È un impegno che mi prendo con tutti i lombardi. Voglio cambiare i treni. È una questione di senso civico e di responsabilità a cui devo rispondere come politico. Tre anni fa quendo dissi che avremmo realizzato la Pedemontana mi guardavano come un alieno. Oggi sono partiti i cantieri».

Quale progetto vorrebbe veder realizzato nei prossimi cinque anni?
Raffaele Cattaneo tira fuori la carta regionale dei servizi dalla tasca. «Questa non è una sola tessera sanitaria. C’è un chip e una banda magnetica che può contenere tanti dati e in quelle nuove questo sistema è potenziato. La carta può essere lo strumento che integra tutto e potremo usarla per ragioni sanitarie, ma anche per la mobilità, per i musei, le biblioteca e altro anche del sistema privato. Sarà una rivoluzione e possiamo arrivarci. Ci vanno grandi energie ma gli effetti saranno notevoli per tutti con una reale semplificazione nell’uso dei servizi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Maggio 2010
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