Italiani popolo di analfabeti
Arriva la maturità e torna la preoccupazione per il livello della preparazione culturale del Paese. Un articolo di De Mauro del 2008 già ricordava il problema
«Ma sai che solo il 20 per cento degli italiani possiede la conoscenza minima per leggere, scrivere e far di conto?».
«Dai, impossibile, non ci credo!».
Infatti, da non crederci. Ma è vero.
E capita spesso di imbattersi in chi pensa si tratti di un dato irreale. Per questo motivo ho sempre nel cassetto l’articolo di Tullio De Mauro, linguista, (fu anche ministro della Pubblica istruzione) pubblicato dal settimanale "Internazionale" qualche anno fa.
E ogni tanto lo rileggo, proprio per rendermi conto che non si tratta di una barzelletta, specialmente quando arrivano le voci sui tagli alla scuola. La notizia di oggi, che si riferisce al campione analizzato fra i maturandi di questa tornata, deve farci drizzare le antenne eccome: praticamente due studenti su tre (nota bene: studenti, non passanti a caso per la strada) hanno scritto e presentato composizioni che non arrivano alla sufficienza; gli elaborati ritenuti “eccellenti” sono il 4%.
Certo oggi come si fa a non essere informati, a non avere la possibilità di leggere, di migliorarsi – si sente dire – : c’è la televisione, c’è internet, chi vuole imparare può farlo oggi meglio di vent’anni fa. Vero, ma se le basi non si imparano in una scuola pubblica e che offre a tutti la possibilità di superare gli ostacoli e arrivare a quel “pieno sviluppo della persona umana” di cui parla la tanto discussa Costituzione, non si va molto lontani.
Tornando a De Mauro, basta sfogliare i dati che due anni fa proponeva, per capire l’entità del fenomeno: «Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra».
Perché non si parla mai abbastanza di questa materia? Forse perché non fa notizia, se non nel momento in cui i nodi vengono al pettine.
Si tratta, è bene specificarlo, di dati scientifici e pubblicati «a cura di Vittoria Gallina, ricercatrice del Cede, poi Invalsi, in due volumi, il primo con prefazione di Benedetto Vertecchi: La competenza alfabetica in Italia. Una ricerca sulla cultura della popolazione (Franco Angeli 2000); Letteratismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana 16-65 anni (Armando editore 2006)».
Tremenda la chiusa dell’articolo: «Secondo alcuni economisti il ristagno produttivo italiano, che dura dagli anni novanta, è frutto dei bassi livelli di competenza. Ma nessuno li ascolta; e nessuno ascolta neanche quelli che vedono la povertà nazionale di conoscenze come un fatto negativo anzitutto per il funzionamento delle scuole e per la vita sociale e democratica».
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