Tagli ai fondi per i “paesi nucleari”, il comune fa causa al Governo
Il paese del Varesotto fa parte della consulta Anci che ha avviato un'azione legale nei confronti di Palazzo Chigi. Il sindaco: «Attendiamo circa 2.500.000 euro»
I fondi promessi dallo Stato ai "paesi nucleari" non arrivano e i comuni fanno causa al Governo. Tra questi c’è anche Ispra che ha avviato, insieme a Caorso, Saluggia, Trino Vercellese, Rotondella e Piacenza un’azione legale per ottenere il rimborso delle somme spettanti dal 2005 come compensazione economica. Fondi consistenti, previsti dal decreto Scanzano come rimborso per il fatto di ospitare sul proprio territorio delle servitù nucleari siano esse vecchie centrali piuttosto che depositi di materiale radioattivo.
Le casse del comune del Varesotto, spiega il sindaco Paolo Gozzi, attendono dunque «circa 2.500.000 euro». Vale a dire le quote dovute dal 2005 al 2010. «Contare su soldi annunciati che poi non arrivano equivale a vedersi sottratte delle risorse attese. Ed è anche una questione di principio. Erano state fatte delle promesse alle comunità locali».
«Stiamo parlando – ha spiegato Fabio Callori, presidente della consulta Anci delle città sedi di impianti nucleari – delle risorse spettanti ai Comuni che ospitano i vecchi impianti nucleari quali misura di compensazione. In virtù della legge Finanziaria, nel 2005 tali risorse sono state decurtate del 70% per destinare gli introiti che i cittadini pagano con la bolletta elettrica alla fiscalità generale. Anche l’Autorità per l’Energia e il Gas si era espressa in maniera non favorevole a tale previsione dato che in via generale non si possono destinare a un’entrata dello Stato delle cifre che hanno una precisa destinazione, quella di riqualificare i territori sui quali ha gravato la vecchia generazione del nucleare. Finora – ha sottolineato Callori – l’Anci si è impegnata con tutte le iniziative possibili a livello di emendamenti e di proposte per il recupero delle somme, fino ad arrivare alla proposta al Governo del rilascio di attestati per il riconoscimento dei crediti, ma da parte del Governo non c’è stato nessun riscontro».
«Oggi – ha denunciato il Presidente della Consulta – ci ritroviamo poi a dover anche inseguire l’erogazione di quello che rimane, ovvero il 30% che è stato già deliberato dal ministero dell’Ambiente per le annualità 2008-2009 e contabilizzato dalla Cassa conguaglio per il settore elettrico, ma finora il CIPE non si è ancora espresso per la ripartizione del fondo e probabilmente ciò comporterà oggettive difficoltà per il completamento delle opere in corso di realizzazione sul territorio. Siamo letteralmente sconcertati dalle "menzogne" che ci vengono raccontate – conclude Callori – le carte e le risorse per le delibere CIPE ci sono tutte e oggi ne abbiamo avuto conferma. Ancora una volta non riusciamo proprio a capire il perché di queste negligenze».
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