“Non vogliamo vivere con Pedemontana in casa”

La famiglia Bottelli ha incontrato l'assessore regionale Raffaele Cattaneo, tornato a spiegare il tracciato e le variazioni del percorso. I proprietari della villa però non sembrano disposti a scendere a compromessi

Tre famiglie che vogliono lottare per non vivere in condizioni di disagio. Un assessore regionale che torna a spiegare le ragioni del progresso. Una nuova strada attesa da decenni che crea disagi, oltre che benefici. Sono questi gli ingredienti della complicata mattina vissuta in via Gallarate 28 a Gazzada Schianno, a pochi metri da dove sorgeranno i piloni per la Pedemontana (e di fronte a dove dovrebbero nascere le rampe per lo svincolo della tangenziale di Gazzada, ma questo progetto è ancora in fase di approvazione e se ne discuterà più avanti). Qui abita la famiglia Bottelli, la signora Rosina Ivana e Sergio, rispettivamente 69 e 74 anni, e i figli Fabio (42 anni) e Luca (47 anni), entrambi sposati e padri di due figli uno e un figlio l’altro. In via Gallarate 28 ci vennero Rosina Ivana e Sergio negli anni ’50, quando in questa zona non c’era nulla, solo qualche casa, i boschi e poche macchine: poi via via sono nate strade, industrie, negozi. A pochi metri dal giardino adesso c’è il viadotto della strada provinciale, che sarà spostato a ridosso del cortile dei Bottelli quando la carregiata sarà allargata nel quadro del progetto Pedemontana, con le fondamenta interrate nel giardino. Pochi giorni fa, il 24 aprile, è arrivata la lettera che impone l’esproprio del giardino per l’esecuzione dei lavori (6/8 mesi almeno), mentre alla fine, si è appreso nella giornata di oggi, l’esproprio definitivo sarà di 7 metri quadrati.

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I Bottelli però non ci stanno e lamentano una gestione della vicenda poco limpida: «All’inizio ci volevano espropriare tutto – spiegano mamma Rosina Ivana e Fabio -, poi hanno ridotto il carico stradale e ci volevano espropriare 296 metri quadrati, adesso ci dicono che ce ne tolgono 7 con le fondamenta interrate nel nostro giardino. Noi vogliamo vivere degnamente, se non potremo farlo in questa casa che ci esproprino tutto e ce ne andremo altrove: ci tremano adesso i bicchieri quando passa un camion, figuratevi con la Pedemontana di fianco. Non è pensabile vivere serenamente con un muro di 15 metri che oscura tutto il sole, senza contare l’inquinamento, le auto, i camion, i bambini che non potranno più giocare in cortile. Era meglio se ci toglievano tutto come hanno fatto con altri. Di sicuro – conclude Rosina Ivana con il supporto del marito Sergio, qui non faremo lavorare nessuno. Piuttosto ci incateniamo ai cancelli».

A provare a mediare e spiegare le ragioni della Regione è tornato l’assessore Raffaele Cattaneo, arrivato con i tecnici di Pedemontana, Regione Lombardia e Pedelombarda: «Siamo andati incontro alle esigenze sollevate dal territorio, variando il progetto dal 2009 ad oggi – spiega Cattaneo -. Ora, ai Bottelli verranno espropriati 7 metri quadrati dai 296 dai quali si era partiti: la loro situazione non peggiorerà di molto rispetto a quella che è adesso. Se vogliono andarsene, potranno incontrare Pedemontana e valutare con una trattativa privata se ci sono gli estremi per trovare un accordo: lo spazio per un esproprio a livello giuridico non c’è. C’era all’inizio dell’iter, ma il progetto è stato cambiato con l’interessamento diretto del sindaco di Gazzada. Farò in modo che Pedemontana e i proprietari di questa casa si incontrino a breve».

Nel corso dell’incontro è arrivato anche il sindaco di Gazzada Schianno Cristina Bertuletti: «I Bottelli non erano toccati dal progetto. La strada sarebbe dovuta passare vicino, ma non dentro il loro giardino. Così la situazione diventa difficile per loro», ha detto, redarguita dall’assessore regionale che ha sottolineato come nelle discussioni e ai tavoli dove si è decisa la variazione del progetto la Bertuletti c’era eccome e quindi era a conoscenza del problema.

L’unica soluzione plausibile emersa dalla discussione a tratti molto accesa tra le parti, sembra quella di un accordo tra i Bottelli e Pedemontana per la cessione dell’immobile e del terreno, con un indennizzo in denaro che consenta ai Bottelli di andare altrove a cercare una nuova casa: sarà Pedemontana a dover dare il via libera ma ci vorrà del tempo. In quest’ottica è l’assessore provinciale al territorio Paolo Galparoli (esperto del settore edilizio) a proporre una soluzione: «Si potrebbe fare una variante al Pgt in discussione per trasformare quest’area in commerciale, dando modo ai proprietari di vendere con profitto l’immobile e il terreno». Ipotesi da discutere, ma che sembra piacere a tutti.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Maggio 2012
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