Dopo il terremoto una ricostruzione trasparente grazie alla rete
All'Hackathon Terremoto, maratona tecnologica, hanno partecipato hacker e informatici per sviluppare servizi e software per dare un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal sisma. Riccardo Luna: "Controllo della tracciabilità delle donazioni, monitoraggio delle opere, per raccontare a cosa sono serviti i fondi, e dove sono finiti. Queste cose a L’Aquila sono state impossibili da determinare"
«Siamo contenti di questo progetto, che non è per centometristi ma per maratoneti, perché costruito per durare». Riccardo Luna, giornalista, primo direttore dell’edizione italiana di “Wired”, e direttore di “CheFuturo!”, sabato 16 giugno era a Bologna per dare il proprio contributo, mentre si svolgeva il festival “La Repubblica delle idee”, all’Hackathon Terremoto, una maratona tecnologica di due giorni alla quale hanno partecipato hacker e informatici provenienti da tutta Italia (Bologna, Milano, Ferrara, Padova, Modena e Firenze) ma anche dalla Germania e dall’India, organizzata per sviluppare servizi e software in risposta ai bisogni dei terremotati e con l’obiettivo di dare un aiuto concreto alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma.
L’iniziativa è nata da un’idea lanciata su Facebook, ed è stata patrocinata dal comune di Bologna, che ha inserito l’appuntamento all’interno dell’agenda digitale di Iperbole 2020, e da Action Aid, l’organizzazione internazionale non governativa indipendente che si impegna nella lotta contro la povertà. La prima fase del progetto è durata dieci giorni, durante i quali è stata fatta un’analisi dei bisogni, delle idee e delle criticità dei progetti emersi sul territorio e dalla community di Protezione Civica, una piattaforma social nata a seguito dei terremoti dell’Emilia. Poi è arrivato il momento della collaborazione aperta e concreta tra le istituzioni, la protezione civile, i volontari, i designer, i progettisti e gli sviluppatori. Alla base dell’iniziativa stava (e sta) il desiderio di offrire tutte le utilità possibili e la consapevolezza che anche una semplice applicazione possa rappresentare un aiuto concreto per chi vive in prima persona l’emergenza. Le app sono tante, come le idee: una app web e mobile per gestire la domanda e l’offerta d’aiuto, una a supporto del processo di verifica della sicurezza delle abitazioni, un’altra per comunicare il proprio stato di salute evitando così di intasare le linee telefoniche con l’utilizzo di massa del telefono, e poi ancora per la trasparenza, per gli alloggi e per i collegamenti tra le tendopoli. Per fare tutto ciò, lo Urban Center della Sala Borsa e Shape Associazione culturale hanno ospitato gratuitamente gli sviluppatori, che lavorano su un server iper-performante messo a disposizione dal CCNR IMAA (sezione del Consiglio Nazionale per la Ricerca). Il supporto logistico è stato fornito da Epoca, spin off dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Hackathon Terremoto fa parte di un progetto ancora più ampio e dinamico, come torna a ribadire Riccardo Luna, che ha poi presentato i primissimi risultati della maratona tecnologica domenica 17, durante Next, il Festival dell’Innovazione. «Il progetto durerà quattro o cinque anni già solo per accompagnare la ricostruzione dell’Emilia, perché l’importante è posare i tasselli uno dopo l’altro e costruire in maniera solida. A breve rilasceremo la prima applicazione di Protezione Civica, sviluppata da una startup di Roma, Eurolabs. Si tratta di un’applicazione aperta, gratuita e disponibile per tutti, che raccoglierà offerte, segnalazioni e richieste d’aiuto, mapperà i danni, le strutture della Protezione Civile, e renderà conto delle buone pratiche dei cittadini e dei volontari».
Protezione Civica coinvolge anche i sindaci, che in questi giorni sono stati contattati per raccogliere tutte le informazioni utili. Action Aid, invece, è impegnata sul fronte della trasparenza e della tracciabilità delle donazioni. Grazie a un accordo con Shoot for Change, alcuni fotografi volontari stanno documentando lo stato delle scuole, dei campanili e di tutte le costruzioni. Il prossimo appuntamento per fare il punto della situazione sarà il 6 luglio a Ferrara, con un incontro organizzato dal comune. «L’idea – prosegue Luna – è utilizzare il terremoto per raccontare delle storie e fare sì che attraverso le storie la ricostruzione sia trasparente , partecipata e intelligente. Dopo il controllo della tracciabilità delle donazioni arriverà il monitoraggio delle opere, per raccontare a cosa sono serviti i fondi, e dove sono finiti. Queste cose a L’Aquila sono state impossibili da determinare. È per questo che stiamo cercando di costruire una rete che possa essere attivata nello stesso modo non solo per l’Emilia ma anche per qualunque altra realtà».
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