Il Teatro Sociale il primo fra luoghi varesini da “salvare” con il Fai

La storica struttura di Busto fra i "I luoghi del cuore": a giugno, in accordo con il Ministero per i beni e le attività culturali, è previsto l’annuncio degli interventi che verranno effettuati

Novecentoquattro cuori battono per il teatro Sociale di Busto Arsizio. Si conclude con questo dato la partecipazione della sala di piazza Plebiscito alla sesta edizione del censimento «I luoghi del cuore», promosso dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo e sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica.
A presentare la candidatura era stata l’associazione culturale «Educarte». «Una storia lunga centoventi anni da consegnare al futuro» è lo slogan scelto per la campagna promozionale, lanciata ancora con più forza dopo la tromba d’aria che lo scorso agosto investì Busto Arsizio e che danneggiò gravemente due tetti del teatro. 

«Migliaia di luoghi, un milione di voti, un solo cuore, l’Italia»: è la frase scelta dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano) per riassumere i numeri di questa edizione del censimento, che ha visto attestarsi al primo posto la Cittadella di Alessandria (con 53.953 segnalazioni), seguita dalla chiesa di San Nicola a San Paolo di Civitate (Foggia), dall’abbazia benedettina della Santissima Trinità di Monte Sacro a Mattinata (Foggia) e dal Rione Santità-Museo di Totò a Napoli. 
Tra i 10.173 luoghi in classifica, da tutelare o semplicemente da non dimenticare, il teatro Sociale di Busto Arsizio, costruito da Achille Sfondrini per volontà dei conti Giulio e Carolina Durini e inaugurato il 27 settembre 1891 con l’opera «La forza del destino» di Giuseppe Verdi, si è collocato al 132esimo posto con le sue 904 segnalazioni (2 delle quali provenienti dall’estero), risultando la sala teatrale italiana maggiormente votata e il bene più amato della provincia di Varese. 
Subito dopo lo stabile bustese, tra i teatri più segnalati si trovano l’Anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il teatro romano di Napoli e il Comunale di Crevalcore (Bologna), con rispettivamente 89, 70 e 37 voti. Mentre tra i beni varesini più amati ci sono la frazione Cuirone del Comune di Vergiate, l’Oratorio visconteo di Albizzate e le Fornaci di Caldè a Castelvaccana, con, nell’ordine, 583, 179 e 62 segnalazioni.
Tra i «luoghi del cuore» segnalati alla sesta edizione del censimento, si procederà, nei prossimi mesi, a un monitoraggio, in modo da poter intervenire concretamente per il salvataggio di alcuni; a giugno, in accordo con le Direzioni regionali del Ministero per i beni e le attività culturali, è previsto l’annuncio degli interventi che verranno effettuati. Il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) promette, inoltre, di farsi portavoce delle segnalazioni ricevute da italiani e stranieri e di sollecitare, anche attraverso l’azione capillare delle sue oltre cento delegazioni provinciali, le istituzioni preposte affinché tengano in considerazione i luoghi più amati dai cittadini, sensibilizzando sindaci, soprintendenze e presidenti di regione.

IL TEATRO – Nato sul modello della Scala di Milano, il teatro Sociale di Busto Arsizio ha visto calcare le assi del palcoscenico grandi interpreti e intellettuali degli ultimi due secoli, da Tommaso Marinetti a Dario Fo, da Cesco Baseggio a Uto Ughi, passando per Paola Borboni, Raffaele Viviani, Vittorio De Sica e Anna Magnani, solo per fare alcuni nomi.
Segnalato come rappresentativo di Busto Arsizio, nel dicembre 1896, sulle pagine del giornale «Le cento città d’Italia» (supplemento mensile illustrato del «Secolo» di Milano), lo stabile ha subito vari interventi di restauro, il più significativo ed elegante dei quali fu realizzato, nel 1935, dai giovani progettisti Antonio Ferrario e Ignazio Gardella. Il loro lavoro, considerato meritevole da Edoardo Persico di una segnalazione sulla rivista «Casabella» (una vera e propria Bibbia per gli addetti ai lavori), venne stravolto, nel 1955, dall’ingegner Mario Cavallè, incaricato di ridisegnare la struttura secondo le necessità della fiorente industria cinematografica.
Scomparve così agli occhi del pubblico la volta affrescata della sala, dalle sognanti e oniriche ascendenze dechirichiane, con le sue figure allegoriche, donne e angeli danzanti, tra fiori, campane, note, chiavi di violino e pentagrammi. Proprio con il sogno di riportare in vita questo prezioso frammento del teatro, ma soprattutto con la volontà di sensibilizzare più persone possibili sul futuro di una realtà che spesso ha intrecciato i fili della propria storia con quelli della città, l’associazione culturale «Educarte» presentò lo scorso giugno la candidatura della sala bustese a «luogo del cuore». 

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Pubblicato il 15 Febbraio 2013
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