La “Pietà” di Daniele Crespi immagine della Patronale

L’immagine scelta quest’anno dal Sindaco e da Mons. Pagani, per identificare le celebrazioni della festa patronale

L’immagine scelta quest’anno dal Sindaco e da Mons. Pagani, per identificare le celebrazioni della festa patronale è la ”Pietà”, opera di Daniele Crespi del 1626 che attualmente si trova a Madrid, al museo del Prado.
I bustocchi hanno potuto ammirare il quadro nel 2006, in occasione della mostra “Daniele Crespi – un grande pittore del Seicento lombardo”, realizzata dall’Amministrazione Comunale a palazzo Cicogna su progetto di Andrea Spiriti.
Una scelta legata alla dedica particolare della Civica Benemerenza, che sarà attribuita agli Amici del Tempio Civico, con un omaggio particolare ai Caduti di tutte le battaglie e alle madri di tutti i Caduti, come avrebbe voluto Angioletto Castiglioni, indimenticato custode del Tempio e vero promotore dell’ associazione.
Nella Pietà di Daniele Crespi, così come dell’affresco del tempietto, sono proprio effigiati con efficace sintesi la sofferenza e il dolore di tutte le madri sopravvissute al sacrificio dei loro figli.

L’opera
L’anno della realizzazione della Pietà è incerto. Alcuni studiosi la fanno risalire al 1626, per la netta somiglianza con il “Martirio di San Marco”, altra tela del Crespi dalla datazione certa, altri invece suggeriscono una datazione più precoce. Ciò che è certo è che nel 1689 l’opera venne a far parte della collezione reale spagnola acquistata all’asta dal re Carlo II. Fu posta, in un primo momento, all’Alcàzar di Madrid, dove nel 1734 un grave incendio devastò il palazzo e l’opera. Venne poi restaurata e spostata sull’altare dell’oratorio della camera di vestizione del principe nel Palazzo Reale. Ferdinando VII la tenne sempre in massima considerazione, tanto da annoverarla nel gruppo iniziale di opere che costituirono la Collecciòn del Real Museo de Pintura, odierno museo del Prado.
Questa la descrizione tratta dal catalogo della mostra del 2006 ( testo di Ana Gonzàles, Laura Alba Carcelèn): “Le figure sono disposte in una composizione molto compatta, nella quale i corpi occupano quasi tutto lo spazio: un tipo di impostazione ricorrente nelle opere di Daniele Crespi. La fattura delicata e la limitata gamma cromatica impiegata dal pittore rendono la luce e la volumetria, visualizzate grazie al chiaroscuro, le protagoniste indiscutibili che contribuiscono ad accentuare la drammaticità della narrazione. La scena è dominata dalla potente luce che piove su Cristo, le cui braccia, gambe e profili del corpo stabiliscono uno schema rettangolare, che impone con forza le sue diagonali. Il volto di Maria costruisce un verticalismo accentuato con il profilo del corpo del Cristo, in opposizione alle linee orizzontali che creano il suo braccio sinistro e le sue gambe, conferendo così alla scena una grande sensazione di stabilità. L’anatomia della figura giacente è uno studio perfetto che potrebbe derivare dall’osservazione diretta; di fatto esistono molti esempi con una fisionomia simile, nei quali sembra si sia utilizzato lo stesso modello, anche se davvero nessuno possiede la forza che caratterizza la Pietà del Prado.”

Daniele Crespi
Nato a Busto Arsizio tra la fine del 1597 e l’inizio del 1598, attivo già dall’età di ventuno anni, si formò sull’esempio di Giovanni Battista Crespi e Giulio Cesare Procaccini. Attivissimo, ci ha lasciato opere importanti quali gli affreschi nella Certosa di Garegnano, “la cena di San Carlo” in Santa Maria della Passione di Milano, pale d’altare in Sant’Eustorgio, San Vittore, San Protaso. La pinacoteca di Brera conserva i suoi “Madonna con bambino e santi” e “Cenacolo”. La grande importanza storica della sua opera sta soprattutto nell’essere punto altissimo di sintesi fra il barocco emiliano e quello lombardo.

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Pubblicato il 22 Giugno 2013
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