L’ospedale di Cuasso: una storia lunga 95 anni
Realizzato nel 1918 per curare i malati di tbc, ha vissuto anni di massimo splendore a metà del secolo scorso accogliendo fino a 400 pazienti
L’ospedale di Cuasso iniziò la sua attività nel 1918. I ricoverati furono 7138. La progressione fu, poi, esponenziale: dai 27.758 dell’anno successivo, si passò ai 70.805 del 1928 fino ai 100.401 del 1947 e ai 131.230 del 1959.
Dati e spiegazione della prestigiosa storia del presidio sul Piambello sono raccontati in un libricino conservato con cura da un nostro lettore, che, in questi giorni di dibattito sul futuro della sanità, ha voluto contribuire con un pezzo di storia.
L’ospedale di Cuasso al Monte nacque come “istituto climatico sanatoriale” : fu scelto nel 1917 dal Comitato della Croce Rossa di Milano per la cura delle malattie polmonari a causa della sua ubicazione: “la salubrità dell’aria si associa al profumo di resina”. Inizialmente si adattò il convento costruito nel 1500 dai monaci Cenobiti per accogliere e curare i “tubercolotici di guerra”. Nel 1920, vista l’efficacia delle cure prestate, si costruì l’attuale padiglione centrale per accogliere il numero crescente di richieste provocate dalla guerra. La climatoterapia, considerata la miglior medicina in questi casi, si affinò, poi, nel corso degli anni e l’ospedale si dotò di attrezzature tecniche sempre più sofisticate. L’avvento dell’era antibiotica modificò i concetti terapeutici e la richiesta di indagini diagnostici più sicuri e precisi.
Il Comitato della CRI, grazie al concorso del “dono svizzero per le vittime della guerra” e della Cassa di Risparmio PP.LL. rinnovò completamente l’istituto nelle sue attrezzature sia in campo diagnostico, sia in quello medico-chirurgico.
Il complesso sanitario era così composto : gli impianti delle cucine , dispensa e dei magazzini posti nel lato Nord, al primo piamo era ospitata la sala da pranzo per i degenti, mentre c’era al piano terra il servizio di ristorazione per i visitatori.
La centrale termica era ( ed è ) unica e riscaldava tutto il plesso fornendo anche l’acqua calda. L’ala est era occupata dalla farmacia, dalla sezione di chimica, dal laboratorio, dalla fisiopatologia oltre alla sala televisione riservata ai pazienti.
Per accedere ai piani superiori occorreva uscire e prendere la scala mentre all’interno c’erano due ascensori. Le camere di degenza si trovavano al primo, secondo e terzo piano: erano camere da 2, 3, 6 e 8 letti, tutte con porta doppia di accesso per un totale di 400 posti letto. Nella camera, ogni letto aveva “una lampada, una cuffia radio, un lavabo con acqua calda e fredda e un armadietto personale”.
In ogni reparto c’era una sala visita ambulatoriale. Al secondo piano era dislocata la zona chirurgica oltre agli ambulatori otorinolaringoiatrico e broncoscopico dove erano sistemati gli inalatori per la terapia aerosol.
Al terzo piano, nel lato Sud, era posta la spaziosissima veranda per la cura d’aria, mentre nel lato Nord c’era il salone per gli spettacoli con 400 posti.
L’ospedale aveva anche un’attrezzatissima offficina dedicata al parco macchine composto da autocarri autovetture e ambulanze per trasporti d’urgenza.
L’istituto ospitava pazienti di sesso maschile affetti da tbc polmonare. Erano impiegati, oltre al direttore sanitario, un aiuto medico e 5 assistenti, responsabili di 60-65 letti ciascuno.
L’ospedale aveva i reparti di chirurgia, radiologia, farmacia, fisiopatologia, in più c’erano gli ambulatori di otorino e odontoiatria.
Una storia prestigiosa per un plesso che oggi è alla ricerca della sua identità, progressivamente impoverito nei posti letto ( 40 attivi) e nell’offerta sanitaria.
L’ospedale di Cuasso sarà al centro della prossima Riforma della Sanità, chiamata anche a ridisegnare la mappa ospedaliera lombarda.
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