La terra già scavata potrebbe restare ad Arcisate

Portarla via costa troppo, farne calcestruzzo non si può. La soluzione ipotizzata nei tavoli tecnici è quella di riutilizzarle in loco. Potrebbero diventare delle colline d'erba

Il contenzioso tra i padroni della ferrovia, Rfi, e i costruttori, Ics, è dunque tutto giocato sullo smaltimento delle terre da scavo. Il colloquio con Claudio Salini, l’ad della Ics Grandi Lavori, ci ha chiarito che l’ipotesi originaria, da contratto, era quella di usare la terra scavata, per farne del calcestruzzo. La presenza di arsenico in concentrazioni fuori legge ha escluso per sempre questa possibilità. L’azienda costruttrice ha chiesto una dilazione di tempi e maggiori finanziamenti per acquistare la ghiaia e la sabbia necessaria, ma è subentrato un contenzioso economico con Rfi che è ancora in itinere. Se la vedranno i giudici. (foto, i lavori nella Valle della Bevera)

Quello che forse interessa alla popolazione locale – e che la Ics ci ha sostanzialmente confermato – è che le terre scavate probabilmente rimarranno ad Arcisate.
Perché? Perché è la soluzione più economica e che avrebbe il via libera ambientale.
Come mai? Perché per smaltire la terra come rifiuto i costi sarebbe molto più alti. La soluzione proposta era già stata ipotizzata nell’incontro al ministero dei trasporti l’11 settembre. L’indiscrezione trapelata nei giorni scorsi è dunque reale. La terra scavata dovrebbe restare su un territorio che ha la stessa concentrazione di arsenico, tra i 30 e i 70 microgrammi per metro cubo. Per uno scherzo della geologia, è praticamente solo la Valle della Bevera che ha questa conformazione. 

La soluzione deve essere approvata dagli enti locali. La ditta non ha il compito di decidere cosa si debba fare, ma quello che abbiamo capito noi é che la terra che oggi è stata posata ad Arcisate e Gaggiolo, se passerà questa soluzione, rimarrà dov’è. Formerà delle dune che saranno poi soggette a un ripristino ambientale. Chissà, forse erba, piante o parchetti. In molte zone di Milano, ad esempio, si concentrano terre con rifiuti accanto ai grandi cantieri e poi si fanno colline d’erba. In teoria non c’è nulla di strano, ma bisogna vedere se piacerà. C’è poi anche l’ipotesi di usare una cava della zona per smaltire una parte delle rocce. Ma l’autorizzazione per l’uso della cava Rainer, ad esempio, non è mai arrivata. E anche su un ipotetico uso della cava Femar o della cava Valli non c’è, allo stato, alcuna notizia ufficiale.  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Settembre 2013
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