Giacomo Puccini piaceva a tutti, tranne che a sé stesso
È nelle librerie “La religiosità di Puccini-La fede nelle opere del Maestro” (Zecchini Editore) di Orlando De Ranieri con un'introduzione a cura di Simonetta Puccini
Cacciatore formidabile, amante di panfili, auto e moto, bon vivant, donnaiolo. Toscano bestemmiatore all’occorrenza. Piaceva a tutti Giacomo Puccini; a tutti tranne che a sé stesso. E forse é anche per questo che Dio, nell’esistenza del compositore, seppe prendersi sempre il suo spazio tra redenzione e riscatto. Lo racconta, con la passione per il particolare, Orlando De Ranieri in “La religiosità di Puccini-La fede nelle opere del Maestro” (pagg. 118, euro 19; Zecchini Editore) con un’introduzione a cura di Simonetta Puccini, la nipote.
Un frugare nelle tasche della spiritualità del Maestro con la passione per il racconto e la documentazione. Senza agonie letterarie, interpretazioni ammiccanti, rovesci – improbabili – della medaglia. L’artista maledetto, questa volta, affascina con la sua umanità trovando serenità nei consigli e nelle preghiere di sua sorella Iginia (suora Giulia Enrichetta, che sempre andrà a trovare al monastero di Vicopelago) e nelle “consulenze” chieste di continuo a padre Pietro Panichelli per il “Te Deum” in Tosca e per le litanie e le preghiere mariane in Suor Angelica. Il “pretino”che quando chiede a Giacomo “ci credi in Dio?” si sente rispondere: “Perché non debbo credere in Dio, se in fondo ci credono tutti? Credo anche in Gesù Cristo, ma un po’ a modo mio e non del tutto a modo vostro”. Eppure Puccini non é agnostico, é un “credente non praticante”, a detta di Pietro Mascagni “un buon cattolico”.
Lo rivelano tutte le sue opere perché, come sottolinea De Ranieri, «Puccini inconsciamente riteneva che tutta l’arte portasse a Dio, e tutta la musica per lui era sacra». In Le Villi, Edgar, Manon Lescaut «c’é la punizione della vita dissoluta con la morte e la persecuzione ingiusta dell’innocente». Ma é soprattutto ne “La Fanciulla del West” e in “Suor Angelica” che questo fuoco brucia sino ad assumere una “modernità notevole”. Dove «Dio non ricompensa secondo i meriti, ma salva l’uomo peccatore col suo immenso amore». Quello di Minnie, la fanciulla che spiega ai minatori del West il salmo 51 e il Miserere. E quello di Suor Angelica che, prima di farsi suora, dà al mondo un bambino e dopo essere venuta a conoscenza della sua morte si avvelena cercando la morte “in peccato mortale”. Ma il perdono arriva salvifico e pacificatore. Dunque in queste note intrise di dolore, perdizione e follia Dio non é mai assente. Anzi é Compagno di viaggio che attraverso la musica, come scrive Benedetto XVI, «é una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano».
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