“Senza investimenti Finmeccanica morirà o verrà comprata”
A Gazzada Schianno riunione dei delegati Fim Cisl delle aziende di Finmeccanica. Michele Zanocco, segretario nazionale: «Siamo fuori dalle grandi joint venture europee. C'è ancora troppo grasso che cola»
«Finmeccanica deve tornare a investire o altrimenti nei prossimi anni sarà morta o verrà acquistata da qualcun altro». Michele Zanocco (nella foto mentre parla con alcuni delegati), segretario nazionale della Fim Cisl, è uno che non usa giri di parole. Davanti a sé ha i vertici provinciali e regionali della Fim e i delegati delle aziende del gruppo Finmeccanica presenti sul territorio da Alenia Aermacchi all’Agusta Westland, dalla Fata Logistic alla Selex Es, fino alla Mag.
La sua relazione è a dir poco chirurgica perché entra nel merito dei numeri del bilancio del gruppo industriale, mettendoli impietosamente a confronto con quelli dei maggiori competitor europei. «Il volume di investimenti complessivo è di 11 miliardi di euro – spiega il segretario nazionale – di cui 8,3 miliardi destinati al personale e i restanti 2 miliardi e rotti già impegnati. Questo significa che non ci saranno ricadute positive sull’industria italiana, considerato il fatto che la quota di ricerca e sviluppo in Italia si riduce sempre di più al ridursi del pil».
La tesi di Zanocco è chiara: Finmeccanica continua a raccogliere i frutti di investimenti fatti nel passato, ma questa situazione, secondo il segretario della Fim, non potrà protrarsi per molto tempo, se non si ritorna a programmare nuovi investimenti partendo da due diverse prospettive: il nuovo piano industriale, che l’amministratore delegato Mauro Moretti presenterà a dicembre, e il rapporto con la politica, che deve assumere le decisioni per dare un indirizzo all’intero gruppo.
La parola chiave che risuona più volte nel salone di Villa Cagnola a Gazzada Schianno è"cambiamento", anzi, "cambiamenti". Si tratta di un elenco molto lungo che non comprende solo il trasferimento delle sedi legali, la trasformazione delle cinque società in divisioni, la razionalizzazione di tutte le strutture manageriali e societarie, ma anche la cura dimagrante annunciata peraltro dallo stesso Moretti, ovvero: l’eliminazione di tutti i consulenti e job-shopper, la riduzione del numero di dirigenti, la razionalizzazione dei fornitori secondo criteri di qualità. C’è poi un terzo livello di cambiamento che riguarda la filosofia del gruppo e prevede l’introduzione di una logica meritocratica e non clientelare alla carriera professionale, l’attenzione ai giovani e una profonda azione di moralizzazione. Interventi che, secondo Zanocco, possono liberare risorse da impiegare per lo sviluppo e l’incremento del core bussiness dell’aeronautica, dell’elicotteristica e dell’elettronica della difesa, sia a tutela dell’occupazione nei territori e nelle aziende, sia a salvaguardia dell’industria ad alta tecnologia del Paese.
C’è ancora tanto grasso che cola nelle aziende di Finmeccanica, frutto di un sistema poco efficiente che ora deve fare i conti con i concorrenti europei (inglesi, francesi e tedeschi) alleati in joint venture strategiche nei sistemi di difesa. «Finmeccanica è fuori da queste alleanze – sottolinea Zanocco – e il rischio è quello di rimanere a coltivare il proprio piccolo orticello mentre gli altri partecipano ai grandi progetti europei».
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