C’è chi fa la danza del freddo: fermi gli ordini per la legna da ardere

Lo conferma Livio Bozzolo, il presidente dell’Associazione regionale imprese boschive: stagione difficile, con temperature che rendono problematico anche il lavoro in quota

Avarie

Magazzini pieni di legna e trattori per le consegne fermi: è l’altra faccia dell’autunno a 30° che fa sudare la sera con temperature d’agosto, anche se le prime foglie si preparano a cadere.

Il problema lo stanno vivendo sulla propria pelle le aziende che si occupano di vendita di legna da ardere. Sono molte, in provincia di Varese, ma una ventina quelle strutturate con potenti attrezzature e alcuni dipendenti, come quella di Livio Bozzolo; sono in otto, nell’azienda di Azzio, tra chi “fa” legna e chi lavora in ufficio.

«Chi compra legna da ardere si divide generalmente in due categorie – spiega Livio – : c’è chi fa la scorta, e acquista a luglio, o ad agosto. E poi ci sono i clienti che chiamano a settembre, o che fanno scorte poco per volta. È quest’ultimo tipo di ordinativi che attualmente risulta completamente assente. Siamo fermi, abbiamo avuto un crollo verticale delle vendite».

Il settore è molto cresciuto in provincia di Varese negli ultimi anni e sono aumentati anche i volumi dei materiali per via della meccanizzazione: «Vent’anni fa una squadra di 3-4 boscaioli era in grado di tagliare 20.000 quintali di legna l’anno. Oggi si arriva tranquillamente a 50.000. Il bosco inoltre rimane più pulito perché aumentano anche i volumi di materiale che può venir macinato sul posto e venduto».

Quindi l’assenza di ordini non deriva dal fatto che c’è poca legna, anzi. Il motivo è piuttosto lì, sulla colonnina di mercurio, che quando in questa stagione sale, sembra distrarre da pensieri invernali e fa restare con la testa – e il portafogli – nell’estate. Sembra impossibile, eppure tantissimi consumatori ragionano in questo modo, col risultato che chi vende per scaldarsi, resta per ora in attesa del freddo, sperando.

Bozzolo, che è presidente dell’Associazione Regionale Imprese Boschive e presidente del Coordinamento nazionale imprese boschive ha il polso della situazione: «Ho sentito molti altri colleghi della zona, e mi hanno confermato la stessa tendenza: ordini fermi».
Esiste poi un’altra questione, il caldo in montagna. «In questi giorni siamo a Curiglia a tagliare: dai 950 ai 1.000 metri di quota capita di lavorare con 28°. Anche questo rende le cose più difficili».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Settembre 2016
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