L’alba alla croce di ferro

Una tappa lunga e faticosa ci ha portato a Ponferrada dove domina il castello dei templari

Cammino Santiago Ponferrada

Quando arrivo alla Cruz de Hierro sta albeggiando. Avevo sostenuto una marcia a passo elevato sperando di ammirare uno scenario unico. Da lì, malgrado sia uno dei punti più alti, non c’è alcun panorama. Basta aver pazienza però, perché subito dopo, raggiunta la cima massima a 1531 metri, si apre una vista fantastica con le nuvole basse e le pale eoliche che sembrano sospese nel vuoto. Un contrasto di luci e colori unici. 

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La Cruz de Hierro è un luogo importante per il cammino. Venne posata da un eremita intorno al 1100 dove si pensa esistesse un tempio dedicato a Mercurio. 

La croce è posta in cima a un palo di legno che sovrasta una montagnola di sassi portati dai pellegrini. 

La preghiera della Cruz de Hierro dice: “Signore, che questa pietra che depongo ai piedi della croce del Redentore, simbolo dei miei sforzi nel mio pellegrinaggio, possa fare pendere la bilancia in mio favore quando le mie azioni saranno giudicate”. 

Un passaggio che ha una forte sacralità riportando il cammino una dimensione spirituale. 

La tappa di oggi è stata impegnativa, non tanto per la distanza, comunque non poca visti i 27 km, ma per la ripida e lunga discesa. Partenza da Foncebadòn alle 6.15 e subito un buon passo per arrivare in cima. 

Lasciamo il piccolo borgo dove, con la solita pattuglia di maschietti italiani a cui si è aggiunta Sabrina da Prato, abbiamo passato una delle notti peggiori. Alcune realtà sono emblematiche di come sia cambiato il cammino. I privati cercano di sfruttare al massimo la presenza di un buon numero di pellegrini. Così il piccolo borgo si è ripopolato arrivando ad avere cinque ostelli. Dove abbiamo dormito noi, al monte Irago, le condizioni erano davvero pessime. Tutto molto approssimativo, ma soprattutto un’accoglienza che non si può proprio chiamarla così. Capita e va messo in conto anche perché ormai gli alberghi privati sono una maggioranza netta. In ogni caso ce la siamo cavata anche senza conseguenze a seguire, vedi prendersi qualche animaletto indesiderato al seguito. 

Passata la vetta del cammino si inizia a scendere e subito si trova il rifugio di Thomas a Manjarin che segna i 222 km a Santiago. Diversi punti sosta a donativo senza nemmeno la presenza di una persona a gestire le prelibatezze lasciate. Ognuno prende ciò che vuole e lascia quanto denaro crede sia giusto. Gesti di massima fiducia. 

Di seguito alcuni paesini e poi in fondo alla discesa Molinaseca da cui in sei km si arriva a Ponferrada. 

Oggi, per la prima volta dopo giorni di grande energia, ho fatto un bel po’ di fatica. Sarà stato anche il passo continuamente interrotto oltre che da una discesa notevole, anche da oltre un’ora di pioggia. 

Il fatto di dover preservare i plantari dal rischio di prendere acqua mi costringe anche a un continuo cambio di scarpe tanto da sembrare una Ferrari tarocca spesso ai box a cambiare le gomme. 

Scarpe salve e pioggia molto clemente, quasi solo a vedere se avevamo l’attrezzatura giusta. 

In fondo alla discesa la pattuglia dei sei più una che finalmente porta un tocco di eleganza al gruppo, si è ricomposta e spedita ha camminato fino a Ponferrada. 

L’ostello di Ponferrada è molto bello e accogliente. Forse a ricompensare la notte passata. 

Grande entusiasmo poi all’arrivo di Maurizio, Gabriele e Rodrigo che dopo tappe estenuanti ci hanno ripreso. Così da stasera saremo in dieci. Forse troppi per procedere insieme e su questo sto riflettendo da giorni. 

Ponferrada è divisa in due. Un centro storico piccolo e con la presenza del castello dei Templari che da solo merita la visita. Poi la città ha un’area molto grande di recente costruzione. Da vedere ci sarebbe anche il museo dell’energia, ma è distante e per oggi tutt’a la forza è stata utilizzata senza mai fermarmi. 

A Santiago mancano poco più di 200 km. Ormai in mezzo c’è solo O Cebreiro, un’altra delle vette fa salire e poi scendere. Da lì si sentirà già il profumo della meta, anche se per fortuna andiamo con calma guatandoci ogni momento dei giorni che mancano. 

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Luglio 2018
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