Quarant’anni al servizio del paziente, il dottor Minoja va in pensione
È stato a lungo primario della Rianimazione dell’Ospedale di Circolo. Il saluto dei colleghi e le belle riflessioni sul senso del suo lavoro

Il dottor Giulio Minoja è andato in pensione.
Quarant’anni in servizio nella Rianimazione dell’Ospedale di Circolo, di cui 19 da primario e poi come direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione dell’ASST dei Sette Laghi, ha vissuto da protagonista l’evoluzione della sanità, varesina e non solo, e della medicina.
Davvero efficace e ricco di affetto il saluto che gli rivolgono gli amici della Terapia Intensiva Generale, Terapia Intensiva Neurochirurgia e terapia Subintensiva, a cui si unisce l’ufficio stampa dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale dei Sette Lagh:
“Caro Giulio, il ricordo più vivo che lasci nel nostro gruppo, oltre a tutti quelli legati alla professione, è di un amico con cui abbiamo condiviso momenti sereni, di sport e convivialità. A presto, sulle piste di sci!”.
Il saluto del dottor Minoja al “suo” Ospedale
Con la fine dell’anno 2018 ho lasciato l’Ospedale.
Ho da poco compiuto 65 anni e a partire dall’anno di Tirocinio ne ho passati 40 in Rianimazione.
Quaranta anni di questo impegno sono tanti, ma non per questo sento esaurito l’interesse per questa straordinaria coinvolgente Disciplina. Semmai il confronto quotidiano con malattia, dolore o fine vita mi fanno riflettere sulla precarietà e sui valori che si possono ancora cogliere.
La nostra generazione di medici ha attraversato diverse fasi. Abbiamo potuto lavorare ”in prima linea”, con strumenti e metodi che oggi possono far sorridere, ma dovendo contare su uno strettissimo approccio clinico – vorrei dire fisico – al malato.
Crescendo le responsabilità abbiamo dovuto dedicarci anche all’organizzazione delle nostre strutture, all’interno di un sistema complesso come è un grande ospedale.
Infine abbiamo vissuto il passaggio epocale da “Ospedale” ad “Azienda Ospedaliera”, per il quale al ruolo assistenziale e di coordinamento si è aggiunto quello gestionale.
Lascio dopo 19 anni di primariato, impegnativi e gratificanti, soprattutto per quello che grazie al contribuito intelligente e costruttivo da parte di tutti abbiamo potuto realizzare lasciando le vecchie strutture per aprirci nel nuovo Ospedale. Anni impegnativi per tutti, nel sostenere attività essenziali, che non ammettono pause, dovendo faticosamente sostenere le dotazioni organiche di medici e infermieri in un percorso dove dal gruppo originario della vecchia Rianimazione si sono formati prima il Servizio 118, poi la Neurorianimazione, e più di recente la Terapia Subintensiva.
Negli ultimi anni mi è stato affidato il Dipartimento di Anestesia e Rianimazione, impegno gestionale che ha richiesto tanto avendo a che fare con strutture così diverse e disposte su cinque presidi, in un contesto generale e aziendale complesso, inevitabilmente esigente, tra pressioni e aspettative non sempre facilmente conciliabili.
Lascio Rianimazione generale, Neurorianimazione/Neuroanestesia e Terapia Subintensiva, reparti efficienti ed essenziali per far fronte alle richieste dal territorio, dal Pronto Soccorso e dall’intero Ospedale. Reparti supportati da medici, coordinatori e infermieri competenti, aggiornati e autonomi, fortemente motivati nella gestione dell’emergenza/urgenza e del paziente critico, sempre umanamente attenti a pazienti e familiari in difficoltà.
Lascio un ospedale importante, valorizzato dalla presenza dell’Università, e che può continuare a crescere come è sempre avvenuto a fronte di obiettivi condivisi e sfidanti, ultimo esempio la gestione multidisciplinare del Trauma maggiore con l’attivazione del Trauma Center.
Lascio tanti colleghi, specialisti in altre discipline, con i quali abbiamo potuto lavorare assieme, nello sforzo continuo di integrare le nostre diverse competenze.
Raggiunto questo traguardo, spero di avere salute per godermi familiari e amici, vedere ancora un po’ di mondo, ed essere libero di muovermi tra Varese, Piacenza e Stati Uniti dove si trovano le componenti più strette della mia famiglia.
Riservandomi lo spazio per tornare a dare il mio contributo di medico, sul campo, dove potrà essere ancora utile.
Giulio Minoja
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