Quando la caduta dei capelli deve essere affrontata clinicamente

Non sempre la caduta dei capelli si rivela essere il sintomo di quella sindrome conosciuta come alopecia androgenetica che interessa oltre il 50% della popolazione mondiale di sesso maschile

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Non sempre la caduta dei capelli si rivela essere il sintomo di quella sindrome conosciuta come alopecia androgenetica che interessa oltre il 50% della popolazione mondiale di sesso maschile. Spesso perdere i capelli è indice di un disagio del corpo che può essere affrontato in maniera differente rispetto a una dimensione clinica, semplicemente modificando la propria dieta, le proprie abitudini in merito al trattamento del proprio cuoio capelluto o più in generale il proprio stile di vita.

Come stabilire se un’improvvisa impennata del quantitativo di capelli persi nel corso di una giornata può essere dovuto a un’alopecia androgenetica fattasi improvvisamente più acuta e invasiva del normale, o se tale fenomeno sia dovuto ad altre cause? Ovviamente, la risposta più scontata è quella di rivolgersi a degli specialisti del settore. In tale ambito, negli ultimi anni si è registrato un fenomeno di allargamento del bacino dei beneficiari di cure tricologiche, grazie soprattutto alla scoperta di cliniche di alto livello specializzate in trapianto di capelli in Turchia. Nel paese euroasiatico, infatti, alla grande professionalità e alla presenza di tecnologie all’avanguardia, si accompagna una politica dei costi decisamente più vantaggiosa di quella applicata nelle cliniche di pari livello presenti sul territorio dell’Unione Europea. È questo il motivo principale per cui le operazioni di trapianto di capelli a Istanbul si sono moltiplicate esponenzialmente nel giro di neanche dieci anni, di pari passo con il sorgere di nuove cliniche nella città affacciata sul Bosforo.

Di norma, ogni giorno un uomo adulto non affetto da patologie del bulbo pilifero e/o del cuoio capelluto può arrivare a perdere fino a 2.000 capelli. Pertanto, non bisogna allarmarsi se ci si trova di fronte alla classica scena dei capelli impigliati nel pettine, depositati sul lavandino o sulle spalline di una giacca: entro una certa misura, si tratta di un semplice turn-over fisiologico che l’organismo è perfettamente in grado di gestire, senza contraccolpi sul piano estetico, né sul breve né sulla lunga durata.

Il timore di essere in presenza di sintomi più rivelatori di un’incipiente alopecia androgenetica dovrebbero sorgere nel momento in cui la presenza di capelli caduchi si fa più costante e invasiva. Quando iniziano a comparire anche sulla scrivania su cui si lavora, o semplicemente quando il quantitativo di capelli impigliati nel pettine aumenta in maniera significativa. Anche il lavaggio del cuoio capelluto è un momento rivelatore: se sotto la doccia cominciano ad apparire numerosi capelli caduchi, bisogna prendere in considerazione l’ipotesi di effettuare quanto prima una visita specialistica.

Un altro segnale d’allarme è rappresentato dalla presenza di depositi sebacei sul cuoio capelluto. Una copiosa produzione di sebo è infatti tra le cause principali – se non la più importante in assoluto – della morte del follicolo e dunque della caduta irreversibile del capello. La classica forfora, o peggio ancora le placche di sebo essiccato che si formano sulla cute, determinano una consunzione della parte vitale del capello (quella impiantata nella pelle) relativamente rapida: a quel punto, se non si interviene per tempo, la calvizie è un approdo praticamente inevitabile.

Riconoscere i sintomi principali dell’insorgenza dell’alopecia androgenetica è importante soprattutto per prevenirne gli effetti sul medio-lungo periodo. Oggi, infatti, esistono delle efficaci terapie conservative che, pur non assicurando una conservazione totale dei capelli, ne prolungano in maniera significativa le aspettative di vita e al tempo stesso ne minimizzano gli effetti sul piano estetico. Così facendo, anche quando si deciderà di intervenire clinicamente per arginare la calvizie, il “danno” da riparare sarà molto più ridotto e il recupero molto più breve.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Settembre 2019
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