“Mia nipote costretta dai bulli a cambiare scuola alla vigilia di Natale”
Simona, zia di una ragazzina in terza media racconta le difficoltà di una famiglia alle prese con un problema dilagante fatto di “totale assenza di empatia verso l’altro"

Pubblichiamo le riflessioni di Simona, una lettrice che con parole profonde ha voluto condividere un dramma che l’ha toccata da vicino ma è più diffuso di quanto si possa pensare: la piaga del bullismo. Simona è una zia che ha dovuto affrontare il dolore, lo sconforto e l’amaro epilogo delle vicende che hanno coinvolto sua nipote. La ringraziamo fin da ora per aver voluto condividere il suo pensiero certi che, come lei, in tanti provino lo stesso mix di rabbia, e smarrimento, ma anche di speranza che le cose possano cambiare.
Caro Direttore,
le scrivo in un momento in cui lo sconforto e la rabbia mi porterebbero, con fin troppa facilità, ad esprimermi con parole piene di rancore. E invece no, credo ancora nella forza liberatoria, ma allo stesso tempo lenitiva della parola scritta, a cui spesso mi aggrappo tenacemente per cercare di elaborare i sentimenti più grevi, pronti ad esplodere in ognuno di noi, soprattutto quando siamo toccati negli affetti più profondi.
Le scrivo perché la piaga del bullismo ha toccato una delle persone a me più care, mia nipote, che dopo mesi di vessazioni, contrastate e contenute in ogni modo, si trova costretta, ora, a cambiare scuola. Sì. Proprio ora, a pochi giorni dal Natale, che improvvisamente ha tutta l’aria di essere ben poco sereno e tantomeno buono …e a pochi mesi dall’esame di terza media, il primo vero e importante traguardo nella vita dei ragazzi.
Non voglio citare persone, non perché non debba essere fatto, ma anzi sarà fatto nelle sedi opportune, ma perché il fine del mio scrivere ora non è quello di denunciare. Non voglio nemmeno nominare la scuola, perché sarebbe tropo facile addurre giustificazioni fondate (o meglio infondate) sul quartiere difficile, sul background culturale delle famiglie … sappiamo fin troppo bene quanto il bullismo non conosca frontiere di alcuna sorta.
Voglio solo esprimere tutto il mio smarrimento, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi mesi, nell’ascoltare, pietrificata, racconti di quotidiana violenza verbale, insulti, minacce, che dei ragazzi di 13 anni buttano addosso a una loro compagna, che ha la sola “colpa” di essere una vivace ragazza dai meravigliosi occhi a mandorla con tanta voglia di imparare, di andare a scuola e di tornare da scuola serena.
Quello che ancor oggi mi fa più rabbrividire, è il gratuito livore dentro a questi comportamenti, la totale assenza di empatia verso l’altro, il non saper più distinguere tra ciò che è giusto e sbagliato, l’indifferenza assoluta contro tutto e tutti,… il nulla che ha divorato questi ragazzi, trasformandoli in mostri.
E provo allora riflettere.
Ci sono delle motivazioni per tutto questo? Sì, certo, se si è arrivati a questi livelli, delle cause ci saranno, ci sono esperti in materia che analizzano questa dilagante piaga sociale. Sicuramente, le famiglie di provenienza di questi ragazzi un esame di coscienza lo devono a se stesse e ai loro figli.
Ci sono delle soluzioni a tutto questo? Francamente, non lo so. La scuola può venire in soccorso, e lo fa, con i sempre più scarsi mezzi di cui dispone, ma comunque non può sostituirsi al ruolo genitoriale, e gli insegnanti non possono assumersi il ruolo di salvatori del mondo.
E chi subisce questa violenza, cosa può fare? Si tratta di una violenza collettiva, pervasiva, che avvolge e stritola la famiglia, sempre più in bilico tra la scelta di allontanare la propria figlia dalla scuola, e quella di non far vincere la cattiveria, di credere ancora nella capacità di riscatto dei ragazzi.
Tutto questo finché si arriva al punto di non-ritorno, e la scelta diviene obbligata: la necessità di proteggere l’incolumità fisica e psichica della propria figlia impone di cambiare scuola. Ed ecco che nel suo sentire di bambina-ragazza affiorano mille paure: come farò se perderò giorni di scuola, dove sarò l’anno prossimo, perderò l’amicizia delle brave compagne che ho incontrato.
E gli adulti, che possono fare? L’unica cosa che possono fare, oltre a trovare delle soluzioni pratiche, non sempre facili, perché trovare una scuola valida a fine dicembre è impresa non da poco… è supportare, sostenere, e, soprattutto, non far crollare la voglia di crescere e di apprendere …perché le soluzioni pratiche si trovano…ma la parte più difficile arriva quando occorre farle credere che esiste ancora, là fuori, una umanità buona e giusta pronta ad accoglierla. E dobbiamo prima di tutto crederci noi, con tutta la fatica che si fa a crederci, perché quando una bambina torna a casa da scuola e sfinita dice: “mamma non ce la faccio più”, senti la speranza crollare, di colpo.
Eppure, nonostante tutto, sento che devo continuare a crederci, per lei, per il suo futuro, per la sua voglia di apprendere e di crescere, lo devo fare, a costo di aggrapparmi ostinatamente a ciò che di minimamente buono ancora riesco a scorgere, e perché no, anche ad un Natale alle porte che non può essere annientato dal bullismo, ma che può e deve portare ancora un barlume di luce.
Quindi, ancora una volta, anche quest’anno, tanti auguri di un Natale anche solo un po’ buono!
Simona, una zia
(Lettera firmata)
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Quello che mi chiedo, visto che i bulli sono i compagni di scuola, che provvedimenti sono stati presi nei loro confronti? Non è la “bullizzata” a dover cambiare scuola ma devono essere i bulli ad essere sospesi, puniti e se del caso, espulsi.