Coldiretti preoccupata per i dazi americani che minacciano anche i vini varesini

Fiori: “Necessario evitare una “tempesta perfetta” dagli esiti imprevedibili per il sistema agroalimentare prealpino”

Don Antonio Mazzi presenta il vino della Collegiata 2017

Il D-Day è fissato per domani, lunedì 13 gennaio: una manciata di ore, e si concluderà la procedura di consultazione avviata dal Dipartimento del Commercio americano, sulla nuova black list allargata dei prodotti europei sui quali Trump minaccia di estendere le tariffe e di aumentarle fino al 100% in valorein quella data che si concluderà la procedura di consultazione avviata dal Dipartimento del Commercio americano, sulla nuova black list allargata dei prodotti europei sui quali Trump minaccia di estendere le tariffe e di aumentarle fino al 100% in valore. Lo rimarca Coldiretti Varese in occasione della scadenza del termine fissato dal Federal Register nell’ambito della disputa nel settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus, proprio in concomitanza della visita del vicepremier cinese Liu He sara’ negli Usa per firmare la ‘fase uno’ dell’accordo commerciale.

La minaccia di Trump di imporre tasse aggiuntivi fa tremare in particolare l’Italia del mondo del vino, che è il prodotto agroalimentare Made in Italy più esportato in Usa con un aumento del 5% in valore nel 2019 dopo il record di 1,5 miliardi raggiunto l’anno precedente. La scossa arriva dritta anche in provincia di Varese, territorio dove è in crescita il mercato dell’export vitivinicolo. Un comparto di nicchia, ma per il quale l’America rappresenta un potenziale sempre più interessante.

“Tra i nuovi prodotti che potrebbero essere colpiti dai dazi – sottolinea il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – c’è infatti anche il vino che a differenza di quello francese era scampato alla prima black list scattata ad ottobre 2019. Gli Stati Uniti sono il principale consumatore mondiale di vino e l’Italia è il loro primo fornitore. La preoccupazione, quindi, è molto alta: l’imposizione di dazi favorirebbe la produzione di vino degli Stati Uniti che ha raggiunto quasi il 10% del totale mondiale per effetto di una crescita vorticosa delle coltivazioni che hanno consentito agli USA di diventare il quarto produttore di vino a livello globale dopo Italia, Francia e Spagna con una quantità di 24 milioni di ettolitri”. Ma ad avvantaggiarsi sarebbe anche i concorrenti del Cile e dell’Australia particolarmente presenti sul mercato statunitense.

Dalle prime analisi emerge che l’entrata in vigore dei dazi ha azzerato la crescita delle esportazioni alimentari Made in Italy negli Stati Uniti che rimangono stagnanti (+0,6%) ad ottobre dopo che nei nove mesi precedenti erano aumentate in media del 14,1% sulla base delle elaborazioni Coldiretti di dati Istat relativi al commercio estero ad ottobre: direttamente minacciato dai dazi anche il settore lattiero caseario, in particolare le Dop di punta tra cui il Grana Padano prodotto anche con il latte munto nelle nostre stalle prealpine.

Occorre fare ogni possibile, ulteriore passo per evitare l’acuirsi di una situazione dai contorni inediti e preoccupanti, che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati” conclude Fiori. “Ciò senza contare anche la sempre più vicina uscita della Gran Bretagna dal mercato europeo: il convergere di queste due situazioni, unitamente a un quadro internazionale sempre più incerto, potrebbe scatenare una “tempesta perfetta” con esiti assolutamente imprevedibili per l’export delle nostre specialità agroalimentari”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Gennaio 2020
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