120 pazienti Covid curati nelle loro case con la telemedicina

La cooperativa Medici Insubria e altre di varie province lombarde hanno creato una rete di assistenza domiciliare, grazie alla sorveglianza a distanza e alle USCA

influenza

Possono contare su 200 tac torace alla settimana e altrettanti prelievi ematici in diversi ambulatori del privato accreditato. Ma anche su 500 saturimetri e 300 visiere donate dall’azienda di Uboldo ADR. I medici della Cooperativa Medici Insubria ( circa 230 tra Varese e Como) sono ormai entrati a regime per la gestione a domicilio dei pazienti con sospetto Covid. Attualmente seguono 120 persone contagiate dal coronavirus di cui 30 inserite nella giornata di ieri.

La cooperativa si è poi messa in rete di assistenza con altre realtà già attive per la Presa in Carico (P.I.C.) della cronicità che operano nei territori di: ATS Insubria, ATS della Montagna, ATS Bergamo, ATS Brescia e ATS Brianza per un totale di 685 Medici.

Hanno costruito un modello adeguato per intervenire in modo efficiente a supporto della popolazione. Una risposta alle carenze che anni di politiche distratte hanno messo in ginocchio la medicina del territorio.

«L’obiettivo – si legge sulla presentazione di Med in Rete – è rispondere all’emergenza COVID-19 offrendo un adeguato servizio di telemonitoraggio. La Presa in Carico ha permesso di acquisire l’esperienza e la struttura organizzativa per poter contribuire alla gestione dell’attuale emergenza sanitaria».

Il percorso di presa in carico, attraverso il Centro servizi,  inserisce il paziente covid nel gestionale tramite web application. L’assistito viene così sottoposto a sorveglianza (anagrafica certificata acquisita tramite SISS senza necessità di CRS paziente) e contattato dallo stesso Centro Servizi per supporto tecnico per l’inserimento dei dati nel portale, oppure su richiesta dei Medici nelle diverse fasi della sorveglianza.

« Una volta che intercettiamo un paziente sospetto Covid – spiega la dottoressa Giovanna Scienza – attiviamo la nostra centrale di servizio che prende in carico il paziente fissandogli un appuntamento per la tac torace e il prelievo ematico. Sono esami che vengono effettuati in regime di servizio sanitario pagando il semplice ticket. Con i risultati certi della situazione epidemiologica, possiamo eseguire il telemonitoraggio attraverso semplici strumenti che sono il termometro, il misuratore della pressione e il saturimetro di cui abbiamo avuto una generosa donazione che ci mette tranquilli».

Il servizio ha l’obiettivo di mantenere uno stretto contatto tra il paziente e il proprio medico nonostante le limitazioni imposte per contenere il diffondersi del contagio.

Il medico potrà seguire l’evoluzione della malattia e attivare, nel caso, le USCA, le unità di sorveglianza sanitaria al domicilio che sono partite sul territorio, anche se in numero ancora contenuto. In caso di peggioramento si ricorre al 112 per il trasporto in ospedale.

Il monitoraggio prosegue poi durante la convalescenza, quando i sintomi sono scomparsi ma occorre stare in isolamento per la quarantena: « Sono termini che possono anche allungarsi – commenta la dottoressa Scienza – Oggi siamo in piena emergenza nelle RSA dove si concentrano gli sforzi di indagine dei casi positivi. Sono situazioni limite per contenere i focolai ma anche per tutelare i lavoratori e i loro famigliari. Il tampone che certifica la negatività passa in secondo piano.  Ritengo che chi sta bene può permettersi di attendere qualche giorno in più per favorire chi è ancora all’inizio della malattia».

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Pubblicato il 15 Aprile 2020
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