Vincitori e vinti
Il provvedimento preso dai sindaci di Azzate e Buguggiate che vieta il gioco del lotto per evitare assembramenti nei negozi, ha sollevato la protesta dei tabaccai. Legittima, ma il problema resta

Lo chiamano “gioco pubblico” ma la dizione più corretta, e meno ipocrita, è gioco d’azzardo. Sì perché di azzardo si tratta: gratti e non vinci quasi mai, cerchi combinazioni di numeri tra milioni di miliardi combinazioni nella speranza che qualche milione, di euro, finisca nelle tue tasche. Qualche volta, è vero, succede, ma sono pochi i giocatori che si prendono la briga di studiarsi le percentuali delle vincite e calcolare quante denaro finisce nelle casse dello Stato prima che qualche soldo entri nelle case di qualche povero diavolo.
E così, anche in questa epoca così faticosa di ripresa economica, un sindaco che emette un’ordinanza per vietare il gioco d’azzardo, sì d’azzardo, deve vedersela con chi con quel gioco ci campa. Non si tratta di fare del moralismo: se lo Stato permette il gioco pubblico perché un sindaco di un piccolo paese dovrebbe vietarlo?
Nessuno può esprimere giudizi ma certo vedere gente in coda alle ricevitorie, in questa epoca un po’ malandata, fa sospirare.
Cosa vuoi che siano quei 5 euro ogni tanto? Quel gratta e vinci acquistato con il resto delle sigarette? Niente, e i commercianti, dal canto loro, possono continuare a lavorare con un po’ più di sollievo. Spetta poi allo Stato trovare il denaro per curare le ludopatie, se la vedrà poi lui. Davvero il solito vecchio cortocircuito, che due sindaci di provincia non possono certo interrompere. Si tornerà a giocare prima o poi, nessuno può fermare il gioco d’azzardo nemmeno il coronavirus. Varesenews ha scelto di non pubblicare mai le vincite nelle ricevitorie, per mitigare l’effetto emulazione. Poca cosa, ma meglio di niente.
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