Confartigianato: “Spesa fuori dal comune sì, ma parrucchiera e gommista? Serve un chiarimento subito”
Nei giorni scorsi Confartigianato Imprese Varese ha scritto al Prefetto di Varese per chiedere chiarimenti. Galli ne fa una questione di tenuta: «Con il calo dell’attività, non ha senso lasciare aperte queste attività impedendo loro di essere raggiunte dai clienti
Se il supermercato più vicino non è il più economico, il cittadino ha tutto il diritto di superare i confini del proprio comune di residenza per raggiungere la struttura in grado di garantire prezzi più adeguati: a permetterlo sono le Faq pubblicate dal Governo per cercare di far chiarezza nel merito dei divieti imposti in zona rossa, quella in cui è saldamente inchiodata la Regione Lombardia e, con essa, la provincia di Varese.
«Una scelta di buonsenso che riconosciamo come tale e apprezziamo – dice il presidente di Confartigianato Varese, Davide Galli, che ha bene in mente altre casistiche alle quali, dice, «a questo punto, si potrebbe applicare il principio: perché andare dove la spesa costa meno, e dove ci si sente quindi a proprio agio, non può equivalere ad andare dal meccanico, dal gommista o dalla parrucchiera di fiducia?».
«Non possiamo pensare ad un bisogno di serie A ed un bisogno di serie B: la cura della persona implica la massima fiducia nel professionista che se ne occupa e anche una compliance particolare dal punto di vista economico». Galli pensa ai tanti cittadini pronti a fornire autocertificazioni più che valide e rivela: «I prefetti di Sondrio, Cremona, Brescia e Bergamo, città in zona rossa come Varese, hanno chiarito che i cittadini possono raggiungere le attività di fiducia anche al di fuori del proprio comune, a condizioni naturalmente che i professionisti chiamati a erogare il servizio lo facciano nel più totale rispetto delle norme anti Covid».
«Nei giorni scorsi abbiamo scritto al prefetto di Varese: chissà se anche in questa provincia non si possa pensare a una interpretazione che nulla toglierebbe alla sicurezza ma darebbe agli operatori la possibilità di lavorare (si pensi ai parrucchieri, certo, ma anche a meccanici e gommisti)?».
Galli ne fa una questione di tenuta: «Con il calo dell’attività, non ha senso lasciare aperte queste attività impedendo loro di essere raggiunte dai clienti che ne hanno un bisogno maggiore: si tratta di uno sforzo economico, e personale, impegnativo che molti professionisti non sono più in grado di sopportare» continua Galli, che rilancia all’attenzione dell’ente con sede in piazza Libertà. Il tempo stringe. E sono intanto sempre di più le parrucchiere, i gommisti, i meccanici e i tanti artigiani che assaltano i centralini dell’associazione per capire se sia possibile combinare salute, buonsenso, e rispetto del diritto al lavoro (peraltro consentito dal Dpcm).
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