La sanità pubblica è al collasso: i sindacati dei medici chiedono interventi urgenti
Tutte le sigle sindacali dei medici condivido l'urgenza di decisioni chiare per definire il futuro della sanità pubblica. Tra le richieste l'adeguamento dei compensi, migliori condizioni di lavoro, una rivisitazione della rete ospedaliera alla luce delle professionalità presenti

“Salviamo la sanità pubblica”: questo il monito che ha animato la conferenza tenutasi dell’intersindacale della dirigenza sanitaria della Lombardia, composta da ANAAO-ASSOMED, FEDERAZIONE CIMO-FESMED (ANPO-ASCOTI-CIMO-FESMED-CIMOP), AAROI-EMAC, FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR), FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN, FVM FEDERAZIONE VETERINARI E MEDICI, UIL FPL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE AREE CONTRATTUALI MEDICA, VETERINARIA, SANITARIA e CISL MEDICI.
«Il Def 2024 rappresenta la cartina di tornasole delle politiche sanitarie del Governo in carica – spiega il sindacato della Lombardia – , e l’occasione per capire quale modello assistenziale vuole adottare e quali politiche di tutela dei professionisti di cui pure, a parole, riconosce l’importanza per il rilancio della sanità pubblica. Il presente e il futuro della più grande infrastruttura civile del Paese, presidio di coesione sociale e unità nazionale, dipende da quante risorse si vorranno destinare alla sanità e da quale ruolo si vorrà riconoscere alle risorse umane che da troppi anni subiscono le conseguenze di pessime condizioni di lavoro.
I tempi di attesa infiniti per ogni prestazione nel pubblico, la congestione del Pronto Soccorso dove confluiscono l’iperafflusso di accessi spesso inappropriati e la carenza dei posti letto degli Ospedali le carenze di personale determinata anche dalla grande fuga in atto dal lavoro pubblico sottopagato, il definanziamento dei programmi di promozione della salute e della prevenzione, l’inadeguatezza dei LEA, l’invecchiamento della popolazione esigono risorse economiche adeguate, ma soprattutto riforme di modelli assistenziali, ormai obsoleti, che nella pandemia hanno mostrato tutte le loro lacune e debolezze. Se recuperiamo alcune posizioni in Europa le perdiamo nella sanità pubblica, dove, da tempo, registriamo il non invidiabile primato della spesa più bassa, sia in rapporto al PIL che per quota capitaria, con l’offerta sanitaria pubblica giunta ai minimi storici».
«La questione di fondo è rintracciabile nella mancanza storica di politiche sanitarie strutturali e omogenee sul territorio nazionale, non frammentate in 21 rivoli regionali che da tempo scaricano sui professionisti le responsabilità dei disservizi vittime di una governance datata che condiziona ruoli, processi e relazioni in una cornice burocratica asfissiante. Gli eroi sono stati abbandonati nelle retrovie dai generali di un esercito disorganizzato con contratti di lavoro condannati ad essere sottoscritti a tempo scaduto, che non migliorano le condizioni di lavoro e che non tengono il passo con le retribuzioni Europee. Gli stessi fondi del PNRR rischiano di non essere utili al cambiamento strutturale se non si interviene attraverso un investimento deciso sulle risorse umane anche per prevenire la fuga dei professionisti in cerca di condizioni migliori».
« Condizioni di lavoro ed economiche vanno affrontate con immediatezza – commenta il dottor Giovanni Gaudio della direzione nazionale ANAAO Assomed – Non è possibile rinviare all’autunno. Ogni giorno che passa si apre una criticità. Ci devono dire se il modello indicato dal DM 70 con gli hub e gli spoke è ancora valido alla luce della volontà dei giovani neo laureati di rifiutare gli incarichi nei piccoli presidi. La questione degli stipendi, poi, è fondamentale. Oggi siamo la categoria meno pagata in Europa: i giovani, quindi, preferiscono emigrare all’estero dove ottengono maggiori riconoscimenti. Come dar loro torto?»
«È arrivato il momento di scelte strategiche fondamentale – prosegue Giovanni Gaudio – la politica deve dare risposte immediatamente. Il tempo è scaduto e occorre mettere mano alla rete ospedaliera, investire sui centri di eccellenza, chiudere i presidi non più sicuri per mancanza di specialisti. Affidare i pronto soccorso alle cooperative non è una soluzione sostenibile. A parte pochi presidi che possono formare e trattenere i nuovi specialisti, tutte le altre aziende devono cercare fuori, attraverso i concorsi, ma nessuno risponde. Quanto si può andare avanti così?».
I dirigenti medici, veterinari e sanitari si fanno interpreti di un interesse generale, perché la morte della sanità pubblica riguarda tutte le cittadine e tutti i cittadini. La battaglia in sua difesa è la battaglia di tutti e solo uniti potremo vincerla per onorare l’articolo 32 della Costituzione.
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