Cappio d’acciaio nel bosco, ferito al collo un appassionato di enduro
Il fatto è accaduto sabato 8 nei boschi di Venegono Inferiore: il motociclista stava perlustrando un sentiero in vista di una gara. Dura presa di posizione della Federmoto: "Atto delinquenziale"

Una dolore forte e improvviso, e l’altrettanto repentina caduta dalla moto. È la brutta esperienza vissuta da un appassionato di enduro, e dirigente per una società del territorio, Daniele Cirrincione, mentre percorreva un sentiero nel bosco a Venegono Inferiore.
L’uomo ha riportato una evidente ferita al collo causata da un cavo d’acciaio chiuso a cappio con nodo scorsoio. L’episodio è avvenuto sabato scorso, 8 luglio, nel corso di una perlustrazione in vista del Campionato Regionale Enduro Lombardia: una manifestazione organizzata dal Moto Club Abbiate Guazzone di cui Cirrincione è direttore sportivo.
Una gara, quella in programma, per la quale il Comune di Venegono Inferiore ha già concesso i permessi tanto che il gruppetto di motociclisti stava effettuando una prima pulizia del bosco per migliorare il percorso della prova.
Cirrincione, finito a terra, stordito e ferito, è stato soccorso e aiutato dagli altri enduristi che lo accompagnavano. Se però fosse stato da solo, oppure avesse tenuto un’andatura a velocità superiore, avrebbe potuto riportare ferite ben più gravi. Con conseguenze anche tragiche.

A riportare l’episodio è il sito della Federmoto (che ha pubblicato le foto di questo articolo) con l’intervento del presidente Giovanni Copioli: «Sono esterrefatto da quanto accaduto a Daniele Cirrincione, a cui vanno i miei più sentiti auguri di una pronta guarigione. Non è ammissibile che durante una uscita in moto si rischi la vita in questo modo. Porre un ostacolo qualsiasi su un sentiero dove possono transitare pedoni, bici e moto è comportamento delinquenziale. L’endurista è una risorsa per il territorio: lo tutela raccogliendo rifiuti, ripristinando i percorsi di gara, manutenendo il verde. E i motociclisti sono fondamentali nelle azioni di soccorso alle persone nelle zone più impervie o nell’Anti Incendio Boschivo. Tutte queste attività sono riconosciute anche attraverso Protocolli di Intesa, dalle Autorità Locali e dalle Forze dell’Ordine, che a più riprese richiedono la nostra collaborazione».
«Quello che è avvenuto è un palese attentato alla incolumità pubblica di enduristi e di ciclisti – ci scrive amareggiato un lettore, Marco di Legnano – Questi fatti sono gravissimi, dei veri e propri tentati omicidi. L’intolleranza verso il prossimo ha raggiunto livelli impensabili».
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